“Quel Mussolini lì non ce la racconta giusta. Quello vuol fare la repubblica…”. E alla fine di maggio del 1921 i fascisti perugini, quelli “antemarcia”, si dichiararono decisi a costituire un battaglione indipendente. “Sempre Pronti” lo avrebbero chiamato, ed il suo compito sarebbe stato quello di “di agire con una certa autonomia nell’azione di resistenza al comunismo”.

Il 15 maggio c’erano state le elezioni politiche: i fascisti, nella nuova Camera dei deputati, ottennero 35 seggi su 535, 10 andarono ai nazionalisti, 5 alle liste dei combattenti.   A farla da padrone furono i socialisti con 123 seggi ed il 24,7% dei consensi (ai comunisti nati da poco andarono 15 seggi) e i popolari che ebbero eletti 108 deputati.

Evidentemente i fascisti perugini, rappresentanti soprattutto del fascismo agrario, non erano molto soddisfatti e imputarono (ma non furono i soli) ad una eccessiva “doppiopettizzazione”  del movimento e a ventilate scelte repubblicane il motivo del successo limitato.

Nella circoscrizione di Perugia (che coincideva con il territorio provinciale comprendente come noto anche Terni e Riti) loro, i fascisti, erano andati bene. Il Blocco nazionale aveva conquistato il 51,2%, contro il 24,8 dei socialisti, il 16,1 dei popolari, il 5% dei repubblicani (l’astensione dalle urne fu comunque molto alta tanto che andarono a  votare poco meno di 137 mila elettori (il 56%) sugli oltre 243 mila aventi diritto.

Il Blocco nazionale elesse così in Umbria sette deputati: Alfredo Misuri esponente dell’ala “dura” tra i fascisti (110.450 voti), Agostino Mattoli (106.149 voti), Giovanni Amici (90.249), Luciano Valentini, il quale poi aderì alla Camera al gruppo degli Agrari (89.768), Aldo Netti (86.956). Guido Pighetti (82.944).

Tre furono i deputati socialisti: Giuseppe Sbaraglini (48.150 voti), Tito Oro Nobili (42.708), Ferdinando Innamorati (42.355). Un eletto nelle liste dei Popolari e si trattò di Mario Cingolani con 38.935 voti.

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