
Medico e socialista, Guglielmo Grifi, lavorava a Passignano sul Trasimeno. Era il medico condotto. Traversando la piazza del paese, quella sera del 29 maggio 1921, si trovò a passare davanti ad un caffè dove si trovavano, seduti ai tavoli all’aperto, alcuni fascisti. Non si sa come né perché ma una parola tira l’altra “ne nacque una disputa che degenerò in mischia”. Da come il “Corriere della Sera” raccontò la faccenda sembra quasi che ci ci trovasse al cospetto di un facinoroso che, da solo, provocò un gruppo di fascisti. Era davvero un tipaccio, questo medico condotto che, riferiva il giornale, “sembra fosse inviso alla popolazione”?
Certo non ebbe paura di affrontare quei fascisti, la sua reazione, anzi fu molto determinata. “Disarmò un fascista e lo percosse”, riferisce il corrispondente del “Corriere”. Che laconico concludeva: “Altri fascisti spararono alcuni colpi di rivoltella e il Grifi rimase ucciso”. Buona grazia sua se non aggiunse, a chiudere, un “ben gli sta”.
Tempi caldi quelli della tarda primavera del 1921. Gli animi erano tesi e incattiviti dal conflitto politico fra i fascisti da una parte e socialisti e comunisti dall’altra. Disordini, scontri, conflitti a fuoco erano all’ordine del giorno in tutta Italia. Il Corriere della sera, istituì una rubrica giornaliera, una specie di bollettino che aveva come intestazione “I Conflitti”. Da quel “bollettino “ giornaliero sono tratte le cronache che riguardano fatti verificatisi in Umbria in quel periodo. (-->)