1952, il congresso Fiom e la mannaia dei licenziamenti

Fiom comizio Terni 1952
1952: Manifestazione della Fiom a Terni

L’11 ottobre 1952
Si aprì a Terni il terzo congresso provinciale della Fiom, in origine previsto per il 5 ottobre. La scadenza congressuale coincideva con un momento particolarmente delicato: la decisione della “Terni” di diminuire il proprio organico ricorrendo a massicci licenziamenti, si parlava già da tempo della possibilità che si arrivasse a duemila, era già nell’aria minacciosa e reale come si vide poco tempo dopo. La Finsider, cui le acciaierie di Terni facevano capo, aveva deciso di anticipare il proprio piano di ristrutturazione (il piano Sinigaglia) in coerenza con quanto previsto dal piano europeo Schumann, il quale prevedeva una diminuzione della capacità produttiva italiana nel settore siderurgico.
Per ciò che riguardava le acciaierie di Terni si prendeva in seria considerazione l’opportunità di diminuire la produzione da 130mila ad 80mila tonnellate.
Al Piano Sinigaglia la Cgil opponeva un proprio programma teso ovviamente a salvaguardare l’occupazone e che spaziava dalla ricostruzione della rete delle ferrovie dello Stato, alla costruzione di nuove navi mercantili, all’abolizione di facilitazioni per l’acquisizione di macchine utensili all’estero per finire con l’esortazione allo stato italiano di abolire ogni discriminazione nei rapporti commerciali con paesi stranieri. Un piano che a Terni, trovava su posizioni scettiche la componente socialista della Fiom, rappresentata ai livelli dirigenti dell’organizzazione da Bruno Capponi, la quale riteneva che per l’immediato fosse più urgente mettere al centro dell’azione sindacale le questioni ternane, avviando subito iniziative per la difesa dei posti di lavoro.
Il congresso, comunque, discusse a lungo anche intorno alla situazione generale italiana e si concluse con la rielezione di gran parte del gruppo dirigente e del segretario provinciale, Arnaldo Menichetti.

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