Frecciarossa, l’Umbria e il treno verticale


Gran festa e sorrisi larghi così per la prima volta del Frecciarossa a Perugia. L’Umbria ora è collegata con Milano e Torino dove in quattro e quattr’otto. Da oggi si guarda avanti. “Aver realizzato questo collegamento – ha detto la presidente Catiuscia Marini – significa aver fatto fare a Perugia ed all’Umbria

un grande salto di qualità nei collegamenti ferroviari, anche per superare lo storico isolamento della regione dalle grandi direttrici della comunicazione. Un cambiamento radicale, dunque, delle modalità del trasporto”.

Mica ci si fermerà qui! Adesso toccherà pensare al resto, e sul tema, si dovrà pensare a costituire una vera rete di collegamenti che interessino tutta l’Umbria, tenendo anche presente che, in un paese come l’Italia, i collegamenti “verticali” sono fitti, mentre quel che sembra sia difficile da realizzare è un collegamento in “orizzontale”.
Il timore è che quando si tratta di infrastrutture, nello scendere verso il sud della regione, il pensiero troppo spesso si fermi – al massimo – dalle parti di Foligno. Rivendicare uno sviluppo armonico che tenga conto delle esigenze dei vari territori non è campanilismo come alcuni dalla vista corta si sono sperticati a dire da Perugia: si va dal responsabile Confartigianato fino al Tg3, come se per costoro l’Umbria finisse sulla sponda destra del Tevere all’altezza di Ponte San Giovanni. E’, invece, solo la presa di coscienza che se un territorio già di limitata estensione marcia a due o tre velocità, appare probabile che prima o dopo qualche giuntura si strappi con conseguenze per l’intero “corpo”. Orsù dunque. Una battaglia è vinta (quella della Tav), ma la “guerra” è ancora lunga. Uniti si può ottenere qualcosa. A meno che non ci sia chi ritiene che la vera regione del futuro non sia quella che legherebbe l’Umbria, a Toscana e l’ Emilia-Romagna. Se è così, ditelo.

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