“Carristi” si diventa e si resta per sempre

di GIOCONDO TALAMONTI

Riunirsi con gli amici carristi per un aperitivo, o per una cena a Terni è ormai una consuetudine e un piacere. Quest’anno ci si è ritrovati presso il Bar in piazza Frankl per uno stuzzichino prima della cena, un momento di condivisione per stimolare l’appetito, ma soprattutto per farsi gli auguri e per programmare una stagione 2022 ricca di eventi. Il Presidente ha aperto la riunione citando una frase presa dal Libro dei Carristi di Maurizio Parri:Essere carristi significa già di per sé essere un po’ speciali. Un po’ particolari e, in un certo senso, unici, irripetibili e per questo preziosi…” ed ha continuato su come viveva il carrista “viveva sul carro e per il carro, i carri erano dei libri aperti che si studiavano, ognuno aveva un’’anima’ diversa, ma venivano conosciuti uno ad uno”. Il senso di queste riunioni è quello di formare una comunità viva che facendo tesoro del passato intende trasferire ai giovani studenti gli insegnamenti ricevuti che hanno forgiato una classe dirigente. Non mancano poi nei nostri incontri le storie delle nostre esperienze. Eccone una.

“Dopo i tentativi di entrare in Accademia e nelle forze armate come ufficiale, per ridurre i tempi di attesa, decisi di partire per soddisfare quanto prima gli obblighi di leva.  Arrivò, quindi, la cartolina verde con l’obbligo di presentarmi alla Scuola Truppe Corazzate di Lecce. Avevo 26 anni. La sera della partenza si instaurò un clima di malinconia: a cena nessuno parlava, senza parole mamma, di solito molto loquace e papà che cercava di nascondere qualche lacrima.

Andai a piedi alla stazione senza che nessuno della famiglia mi accompagnasse, per evitare che il distacco ci rendesse ancora più tristi.  Al binario n.2 in partenza per Roma, mi sentivo quanto mai solo, ma ad un tratto, con bandiere rossoverdi, con strumenti musicali e canti in segno di festa ed allegria, arrivarono gli amici del Bar di Cesare Battisti. Non vi dico quello che provai. La gente si chiedeva chi fosse il personaggio che godeva di quella popolarità da stadio. Si strinsero tutti intorno a me e la cosa mi fece estremamente piacere. Il viaggio da Terni a Roma passò in fretta, ma si trasformò in un incubo da Roma a Lecce. Arrivai alla stazione di Lecce alle 8.30 circa, dove c’era in attesa il camion militare per raccogliere le reclute. Non fui oggetto della loro attenzione forse per l’età rispetto agli altri.

Quando mi avvicinai dicendo che dovevo svolgere il servizio militare mi fecero accomodare sul cassone di dietro. Alla fine della raccolta, dopo l’arrivo di altri treni, ci contammo nell’ordine in cui eravamo seduti uno, due… (ognuno di noi era un numero). Eravamo una venticinquina. Fummo prima portati alla caserma “Trizio” per le visite mediche e per le informazioni sulla vita militare, poi alla Caserma “Nacci”. Mi assegnarono al 37.mo corso per allievi capocarro M47, per poi confluire nella nona compagnia, secondo plotone.

 Nella nona compagnia fra i carristi c’era di Terni Serviliano Severini, e qualcun altro concittadino appartenente al corpo dei Cavalieri. Diventammo tutti amici. Ci vennero assegnati la camerata e la branda e un istruttore che ci apparve subito molto autoritario.  Quando, la prima sera ascoltammo la tromba del silenzio, insieme a tanti altri, non nascosi le lacrime. Avevo un posto letto in un castello. I letti a castello erano distribuiti su sei campate di una camerata.  Nel letto avvertii subito la sensazione del freddo, le lenzuola erano umide, le tolsi per lasciare, a contatto con il corpo, le coperte. La mattina si accesero le luci e al comando deciso del sergente “ritti” ci ponemmo tutti sull’attenti…”. Che sensazioni particolari ripensare a quei giorni: non puoi mai renderti conto di un qualcosa se prima non la provi. Nonostante i disagi la vita del carrista, in ogni tempo, è sempre piena di entusiasmo, voglia di fare, passione…

Lascia un commento