1940, Mussolini visita “la forgia della potenza bellica italiana”

Il 17 ottobre 1940
Mussolini fa visita agli stabilimenti ternani. Una visita “minuziosa ai padiglioni degli stabilimenti e alle gigantesche macchine che forgiano gli strumenti della potenza bellica della Nazione”, tesa a a “riaffermare insieme con uno degli stabilimenti più interessanti della poderosa attrezzatura tecnica dell’industria fascista, l’ampia struttura assistenziale e sociale che accompagna e conforta la vita di quarantamila operai”. I quali, tutti e quarantamila – stando ai resoconti giornalistici – non potevano che riservargli “ardenti manifestazioni”, già da quando, alle 10 del mattino. è giunto alla stazione ferroviaria con una”Littorina”.
Sulla porta d’ingresso alle acciaierie lo attende il presidente della “Terni”, Bocciardo che lo accompagna nella visita. Breve sosta per assistere ad una prova di resistenza di una corazza: una cannonata sparata contro di essa non provoca che un’ammaccatura “alla formidabile lastra di acciaio”; altra sosta per vedere una colata incandescente, quindi in cortile al cospetto della moltitudine di operai .
Oltre gli impianti produttivi il duce visita le strutture ricreative: dal circolo dopolavoro aziendale, allo spaccio, alla palestra. Dall’acciaieria alla Fabbrica d’Armi sono due passi: altra visita ai reparti che si occupano di mitragliatrici. Quindi puntatina alla Casa del Combattente, poi pranzo e riposo alla foresteria della “Terni”. Alle 14,30 partenza per Papigno dove visita lo stabilimento e la centrale di Galleto. Irrinunciabile la vista della Cascata delle Marmore, dove Mussolini “s’indugia per alcuni minuti per osservare il prodigioso spettacolo della enorme fascia di acque che dall’alto precipita nella valle, ingigantita dalle rifrazione del sole e dalle nuvole di spuma che l’impeto della caduta solleva”.
Si ritorna a Terni in automobile tra “uomini, donne e bambini che riempiono le strade e le piazze in un clamore interminabile”. Al Palazzo del Governo l’auto è costretta a fermarsi “trattenuta dal cerchio delle camicie nere che invocano il duce, scandendone infaticabilmente il nome alzando i labari e i gagliardetti. Il cuore devoto di Terni operaia – scrivono i giornali pubblicando il testo diffuso dal Minculpop – accompagna il duce tra foltissime colonne di popolo sino alla stazione”. Alle 15,45, infatti, parte il treno per Roma.

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