
Il 28 dicembre 1957
il consiglio comunale di Terni approvava, con un voto unanime, l’acquisizione di Palazzo Spada. Il progetto era di trasferirvi il Municipio che poteva finalmente avere una collocazione ritenuta più prestigiosa per una città che stava crescendo.
Non secondaria fu però anche un’altra motivazione: chi era proprietario di Palazzo Spada ne deteneva anche le pertinenze che, nella fattispecie, erano costituite dal terreno coltivato ad orto sul quale si sarebbe dovuta realizzare l’ultima parte di corso del Popolo. La nuova strada di accesso alla città allora era ferma a metà: arrivava fino all’incrocio con via Barbarasa, contro il muro di cinta dell’orto di Palazzo Spada.
La decisione, perciò, non era legata solo alla possibilità per il Comune di Terni di “avere una residenza civica degna della città in un palazzo di notevole importanza storica e di alto valore artistico”, individuata – spiegò il sindaco Emilio Secci – in Palazzo Spada “opera del Sangallo, che collocato al centro della città, può rispondere in pieno alle esigenze di una sede di rappresentanza e nello stesso tempo può riunire gran parte degli uffici comunali”.
Il Palazzo, comunque, era di proprietà dell’Istituto delle Suore della Provvidenza, che aveva accettato di aprire una trattativa. Il consiglio comunale decise quel 28 dicembre 1957 di accettarne i termini. Si stabilì un sistema abbastanza articolato di permute: il Comune acquisiva Palazzo Spada, l’orto giardino di sua pertinenza, più un’area in via dell’Annunziata che era del Demanio Vescovile. In cambio alle suore andava un’area edificabile in via Curio Dentato in passato occupata dalla Caserma Brignone, più un’area di via Mazzini, l’ex Cavalerizza, anch’essa edificabile, e un’area di via Barbarasa. In aggiunta c’erano poi la cessione del diritto di edificare 21 mila metri cubi, che spettavano a Terni in base ai danni di guerra relativi ad edifici pubblici distrutti dai bombardamenti. L’accordo raggiunto col Demanio Vescovile e con le Suore fu approvato dal consiglio comunale e lì si avviò l’iter che portò al trasferimnto della residenza Municipale a Palazzo Spada ed all’allaccio di corso del Popolo con piazza della Repubblica.
Rimaneva in piedi un “piccolo” problema: le aree della Caserma Brignone e della Cavallerizza erano state cedute dal Comune, nel lontano 1913, al Demanio Militare. In quell’occasione s’era stabilito che nel caso il presidio militare di Terni fosse stato ridotto, come in effetti era accaduto, quelle aree sarebbero state riconsegnate al Comune qualora lo avesse chiesto. Il problema era che il Demanio Militare alle richieste del Comune di Terni faceva orecchie da mercante.
L’amministrazione contava però di sistemare la faccenda. Il che non fu poi così facile se s’aprì un contenzioso che portò al sequestro degli automezzi comunali da parte del Demanio Militare (vedi articolo).
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