L’Opinione
di SERGIO FILIPPI

Terni, una città profondamente ferita, molto più di quello che si pensava dopo il crollo sia della seconda Giunta Di Girolamo che della prima Giunta Latini; con la “cacciata” di ben due Sindaci in solo cinque anni. Oggi, a pochi giorni dal ballottaggio, Terni sembra cercare di nuovo un Papa straniero. Successe già nel 1993, ferita per la prima volta dalla voragine della tangentopoli ternana, ma dopo sei anni con il largo consenso alle due Giunte Raffaelli sembrava tornare a fidarsi di se stessa.
Sì, Terni meritava di meglio che una scelta incerta fra una Destra lacerata ed un Attila che nel devastare promette una fantasmagorica ricostruzione. Ed un maggiore apprezzamento l’avrebbero meritato anche coloro che hanno collaborato alla proposta programmatica della Associazione Cittadini Liberi che invece ha portato alla fallimentare esperienza della Lista degli Innovatori.
Sembrerebbe, questa, una maledizione laica: il meglio del Pensiero che si arena nella incapacità dell’Azione. Chi ha portato al macero quelle belle carte (Città Grande, Città policentrica…) dovrebbe riflettere sugli errori. Il più grande e il primo di tutti è stato quello di non limitarsi a svolgere solo un ruolo di facilitatore programmatico (e quindi politico, ma non partitico) di un’ampia aggregazione tutta politica (sì, politica e quindi partitica) rivolta in prima battuta a tenere unito il Terzo Polo e poi a compattare il Centrosinistra. Si è invece deciso di comporre una listarella (neppure completa) anche nell’evidenza dello squagliarsi di tutta la galassia del Terzo Polo (che sei mesi prima aveva preso l’8%). E ci si è rifiutati, all’ultimo, quando era evidente che Attila era alle porte, di mettersi generosamente a disposizione di un Centrosinistra anche allargato ai grillini (modello Udine, insomma).
Doveva essere una Alleanza con tutti gli innovatori ternani magari intorno ad una figura di grande prestigio cittadino; quel sogno si è ridotto alla autoproclamazione dell’insignificanza. Si voleva offrire alla città un candidato Sindaco autorevole, un civico, un intellettuale prorompente o un imprenditore di successo: all’inizio sono circolati tre nomi durati lo spazio di un paio di apericena.
Narcisismo o inesperienza? Eppure tra i firmatari dell’Appello per l’Alleanza degli Innovatori quasi tutti eravamo “vecchi arnesi” della politica della Prima Repubblica come della Seconda e qualcuno sia della Prima che della Seconda. Mi sono chiesto perché questa testarda vocazione all’insuccesso. In genere ciò avviene quando è forte il richiamo identitario del “pochi ma puri”. Nel nostro caso dove è la “purezza” politico culturale? Identità laica, no di certo: una gran puzza di incenso si è avvertita subito non disdegnando poi neppure una goccia di profumo massonico.
Identità civica estranea alla partitocrazia? Neppure. Perché oltre quanto detto sui vecchi arnesi, si è voluto “inquinare” la purezza dello sbandierato “civismo” con il simbolo di un vecchio glorioso partito, il PRI, incapace di presentare una propria lista. Identità centrista comunque contrapposta al populismo di Destra e di Sinistra? Forse, ma appunto, nel piccolo, con tutte le contraddizioni che da trent’anni ne impediscono il decollo. Ed ora? Che si fa? Si occhieggia ad Attila sperando ne abbia bisogno? Forse qualcuno dovrebbe immergersi nella “tempesta del dubbio” di mazziniana memoria. Per quanto mi riguarda, aspetto ancora una volta che il Godot della Sinistra democratica si materializzi sotto nuove forme.