
Fu papa Urbano VIII, nel 1628, a proclamare beata Santa Rita da Cascia. Ma essenziale fu l’opera svolta a tale scopo dall’uomo di fiducia del papa, colui che lo accompagnava da quando l’allora cardinale Maffeo Barberini fu nominato arcivescovo di Spoleto. Quell’uomo era il cardinale Fausto Poli, che era nato nel febbraio del 1581 in un piccolo centro abitato sui monti della Valnerina: Usigni.

Nel 1608, quando il cardinale Barberini fu nominato alla guida della diocesi spoletina, Fausto Poli era un giovane parroco di campagna che da sei anni aveva concluso gli studi nel seminario di Spoleto. Il cardinale Barberini voleva circondarsi di giovani ed efficienti collaboratori e non poteva certo lasciare nella sua parrocchia uno dei giovani preti di cui si parlava un gran bene nelle sedi curiali.
Da quel momento cominciò l’ascesa del giovane prete della Valnerina. Tanto più che, divenato papa con nome di Urbano VIII, Maffeo Barberini lo portò con sé a Roma, quale maggiordomo e prefetto dei palazzi apostolici. Incarico che sta a significare che colui che lo ricopre è persona di cui il papa si fida profondamente e che non può non avere una forte influenza sulla sue decisioni.
Fausto Poli aveva nel cuore soprattutto la sua terra, quella Valnerina, così ricca di bellezze naturali e di testimonianze storiche, ma anche così spesso aggredita da terremoti disastrosi, che la rendevano bisognosa di provvedimenti sul piano strutturale e di iniziative che producessero nuova ricchezza.
Rientrava in questa specie di “valorizzazione” della Valnerina la perorazione della beatificazione di Santa Rita, che contava già numerosi fedeli devoti. Un santa (anche se santa, Margherita Lotti – questo il nome secolare – lo divento solo circa trecento anni dopo) non poteva che gettare una luce nuova e diversa sull’intera Valnerina. E non fu secondario, certo, il fatto che il papa Urbano VIII fosse firn formato direttamente – a causa del minsitero svolto a Spoleto – dei miracoli attribuiti alla monaca agostiniana di Cascia e della devozione nutrita dalla gente nei suoi confronti.
L’iniziativa di Fausto Poli, comunque, non si limitò a questa, seppur alta, opera d’immagine. E’ a lui, infatti, che si deve la decisione del ritorno allo sfruttamento delle miniere di ferro di Scheggino (c’è ancora la sua villa, sul ciglio della strada che attraversa il piccolo centro della Valnerina) e di Monteleone di Spoleto. Fu ancora lui a volere la costruzione della “via del ferro”, quella strada che consentiva un collegamento rapido – almeno per il tempo – tra Monteleone, Scheggino e Terni dove si impiantò poi la ferriera. Si tratta di quella strada ancor oggi in uso che, diramandosi dalla strada Flaminia nei pressi di Strettura, sale fino a Montefranco per scendee sulla statale Valnerina, seguirla fino a Scheggino e, oggi, Sant’Anatolia di Narco ed inerpicarsi di nuovo verso le montagne fino a Monteleone, Usigni e Poggiodomo.
Usigni, il paese natale del cardinale dove esiste ancor oggi il Palazzo Poli, e dove su disegno o indicazioni che si dice siano del Bernini (lo stile seppur molto semplificato è quello) fu costruita la chiesa di San Salvatore. Il Bernini lavorava in quel periodo alla fabbrica di San Pietro a Roma e non fu l’unico tra tanti illustri architetti e artisti a prestare, su sollecitazione del cardinale Poli, in una qualche maniera la propria opera o quella dei loro capomastri, in Valnerina. Essi intervennero, infatti, nella ricostruzione di molti centri che erano stati seriamente danneggiati da uno dei ricorrenti movimenti tellurici della Valnerina, quello del 1590, promossa proprio dal cardinale di Usigni che sostenne l’esecuzione di importanti lavori in centri come Sellano, Cerreto, Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo, Preci…
In tutto questo periodo per Fausto Poli non mancarono incarichi di prestigio di ordine ecclesiastico. Arcivescovo di Amasia in Partibus, nel patriarcato di Costantinopoli, fu per un certo periodo anche abate della basilica di Sent’Eutizio a Preci. In prossimità della fine del papato di Urbano VIII, nell’anno 1643, Fausto Poli fu proclamato cardinale , nel 1644, arcivescovo di Orvieto, incarico che ricoprì fino al momento della morte avvenuta il 7 ottobre 1653.
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