
“Alla luce di recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici, riportate dagli organi di stampa locale, si rende opportuno fare definitiva chiarezza sulla mancata alleanza tra Pd e M5stelle. Poiché si continua a sostenere la tesi falsa di un Pd reticente alle alleanze, ricordiamo che non solo il Pd non lo è stato, ma anzi ha attivamente promosso alleanze, che infatti sono state siglate con le altre forze politiche di centro sinistra (PSI, Verdi e Sinistra Italiana, Azione, le principali). Abbiamo appreso della ufficializzazione della candidatura di Claudio Fiorelli soltanto dalla stampa e con sorpresa, mentre il Pd è stata l’ultima forza a sostenere una candidatura, quella del professor Josè Kenny, civica e non espressione di partito, proprio allo scopo -sia intrinseco che dichiarato- di tentare l’alleanza fino all’ultimo. Non abbiamo nemmeno escluso le primarie, che sarebbero state uno strumento utile se organizzate in tempi congrui”.
Pierluigi Spinelli, segretario comunale del Pd, alla fine sbotta e dice la sua versione sul mancato accordo con l’M5S in occasione delle elezioni comunali ternane. Così, per la precisione, come diceva quello in una trasmissione televisiva che parlava anche di calcio. “Ricordiamo con chiarezza tutto quello che è successo, le responsabilità e gli impegni disattesi dagli altri, ma vogliamo evitare ulteriori polemiche, che non sono utili a nessuno”, dice Spinelli, che due parole le aggiunge, prima di considerare chiusa la fase della ricerca del colpevole: “Sarebbe bene, dunque, che ognuno analizzi i risultati del proprio lavoro, senza tentare di scaricare addosso ad altri in modo peloso e strumentale le conseguenze dei propri limiti e di tentate strategiche furbizie. Per parte nostra, nei prossimi giorni saranno convocati gli organismi dirigenti per l’analisi della votazione, che ci ha visto comunque raccogliere quasi 7000 voti di lista, con i due consiglieri più votati, anche molto oltre rispetto a quelli presi da assessori uscenti. Alla sconfitta intendiamo rispondere con un’analisi attenta e non superficiale, assumendoci le nostre responsabilità e soltanto quelle, avendo come bussola l’esclusivo interesse della città, con l’augurio che tutti facciano altrettanto”.
Il Movimento, per parte sua, era subito partito lancia in resta a schede ancora calde, avendo evidentemente da qualche settimana compiuto la scelta della prontezza di riflessi, quando un po’ di calma sarebbe stata forse più utile.
E comunque il Pd e con esso la sinistra ternana (ma esiste ancora?) ha perso un’occasione e viene additato da tutti come lo sconfitto, il materasso delle botte. Di errori ne ha fatti, primo fra tutti quello di non riuscire a tenere completamente a bada comportamenti correntizi che si stava cercando di cancellare. Si sa, davanti al barattolo della marmellata viene l’acquolina in bocca e a volte si perde la trebisonda.
E quindi il Pd che ha preso tre punti in più rispetto alle percentuali 2018, ha perso queste elezioni. Ma chi è che ha vinto, finora? Finora solo uno: Stefano Bandecchi, che va al ballottaggio contro Orlando Masselli il candidato del centro destra, esponente di Fratelli d’Italia, che con una botta d’anca ha buttato giù dalla sedia il sindaco di prima, tratto come “tal” Leonardo Latini della Lega. La Lega triumphans del 2018, quella che portò a casa quasi il trenta per cento dei consensi. Persi per strada se è vero com’è vero che cinque anni dopo è al 4 e spicci per cento, 25 punti in meno. Qualsiasi impresa con un risultato tale sarebbe stata chiusa serrandone le porte col Vinavil. Con quale coraggio si presenterà ora a reclamare la propria parte di dividendo, ossia la poltrona di vicesindaco? Quanti sono i leghisti, a Terni e in Umbria che stanno già mettendosi le scarpe da tennis per fare lo scatto verso un altro carro?