Terni 23/ Chiunque sarà eletto sindaco ci sono già alcune certezze: e tutte brutte

filippi opinione sindaco elezioni 2023

L’Opinione

di SERGIO FILIPPI

Nuddu ammiscato co’ nenti. Se fossimo siciliani, alcuni di noi con il palato fine descriverebbero cosìla qualità e l’esperienza amministrativa dei Candidati a Sindaco di Terni, che emergono in questi ultimi giorni di campagna elettorale. E che spingono alcuni a dover scegliere il meno peggio ed altri a preferire il cupio dissolvi. Per il resto, totale incertezza su chi vince e con quale squadra di amministratori governerà.

Chiunque vinca abbiamo però fin d’ora alcune certezze: L’ASM sarà definitivamente svenduta all’ACEA; l’Inceneritore si farà e la Conca avrà il suo coperchio termico; le Cliniche private si faranno a somma zero con la sottrazione di posti letto alla Sanità Pubblica; la Formazione Superiore passerà dalle mani dell’Umbria che fu massonica a quelle della Lombardia di Comunione e Liberazione; il metrocubo zero rimane un sogno e senza freni sarà la cementificazione; l’AST continuerà ad essere un soggetto dimenticato fino alla prossima crisi; l’Umbria si fermerà a San Gemini e l’Area Vasta si fermerà a Narni; il Centro sarà la periferia più degradata; i Campi sportivi si moltiplicheranno ma non vinceremo alcuna coppa; tutto si reggerà sulle Risorse Pubbliche, molte delle quali non le sapremo spendere

Per il resto continueremo ad essere tra le città con più: vecchi e (pre)pensionati; pubblico impiego e meno ceto medio professionale; prenditori e meno imprenditori; giovani che scappano; immigrati che vogliono scappare; alloggi sempre più sfitti; odiatori e rancorosi; spesa alimentare inspiegabilmente alle stelle…

Qualcuno che domani studierà il caso Terni si chiederà come sia stato possibile che sia arrivata a questo la Manchester d’Italia, la Città Dinamica, la Città “più bulgara” della Prima Repubblica. In realtà sembra di assistere, con trent’anni di ritardo, al degrado di una pur modesta, ma dignitosa, Ex Repubblica Sovietica che passa dalla pianificazione più capillare del suo sviluppo, quasi tutto legato allo Stato, al tentativo di trasformarsi in oligarchi di alcuni suoi burocrati politici e, poi, all’invasione di nuovi magnati. Processo questo che ha navigato senza troppi scossoni su un ampio consenso sociale foraggiato da sufficienti Risorse Pubbliche.

Ma proprio la dipendenza dalle Risorse Pubbliche, formatasi nella lunga era del sistema delle Partecipazioni Statali, ha sempre creato nei ternani l’ansia di perderle, essendo altrove i decisori della loro distribuzione. Oggi più di ieri. Ed ecco che da trent’anni, crollato il sistema dei Partiti della Prima Repubblica, che in qualche modo garantivano l’accesso, cerchiamo Santi in paradiso o benefattori stranieri che vengano a salvarci. Sempre attratti dalla spesa pubblica.

Auguriamoci buona fortuna conservando il nostro rustico senso di comunità che tanti ha accolto provenienti da ogni dove.

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