Terni e la campagna elettorale: ora comincia la gara a chi le spara più grosse

La vecchia sede Inps in corso Tacito

Che si faccia buon viso a cattivo gioco ci sta. Ma che addirittura sia scoppiato l’amore tra il sindaco uscente e buttato a mare, Leonardo Latini, ed il suo “calzolaio” Orlando Masselli, pare davvero un po’ troppo. Qualcosa dietro ci sarà, magari un occhio puntato a future e prossime scadenze elettorali, o impegni di un qualche “secondo livello” nel quadro di un accordo Lega-Fratelli d’Italia che appare lampante: Orlando Masselli (meloniano) sindaco, Valeria Alessandrelli (Lega) vice, grazie ad un altro “miracolo”.

Tutto è legittimo, ma per favore si evitino le prese in giro, come certe “palle” messe in giro che sono talmente grosse  da non entrare nemmeno nel calderone della campagna elettorale, dove si parla di tutto, si individuano tutti i problemi, si promettono soluzioni impromettibili.

Si critica Stefano Bandecchi che tra mille cose promette una città di trecentomila abitanti (forse nemmeno sapendo che una settantina di anni fa Mario Ridolfi vaticinava col piano regolatore una cosa simile, ma si era in pieno boom economico) o promette di battere i pugni sul tavolo di chi gestisce le centrali idroelettriche del sistema Nera-Velino e di chi ne amministra gli introiti “riparatori” perché i diritti di Terni e dei ternani vengano tenuti in maggiore considerazione. Elia Rossi Passavanti, podestà di Terni e deputato, ci rimise la carrierà su temi di questo tipo, pur considerando che quelli erano tempi diversi visto che c’era il fascismo. Lo si critica, Bandecchi. Ma alla fine lo si imita. Per esempio non trasuda un po’ troppo entusiasmo dall’impegno di Claudio Fiorelli? Medico, assicura che se diventerà sindaco visiterà uno per uno e a casa loro tutti i ternani per cpntstatare quali danni hanno riportato a causa dell’inquinamento cittadino. Centomila visiste sono tante, però va riconosciuto a Fiorelli un fremito di concretezza quando afferma che si farà comunque aiutare da colleghi.

La più grossa di tutte, comunque, è quella del centrodestra riguardante la vecchia sede dell’Inps, ossia quel palazzo abbandonato da decenni che, in corso Tacito, fu costruito su progetto di Cesare Bazzani. E’ bastato fare due passi col ministro della cultura per tirar fuopri un’ideona: lo si potrebbe acquisire al patrimonio pubblico e farne ujn museo. “Famolo” è esploso raggiante Orlando Masselli; “lo faremo” hanno fatto eco quelli del centro destra. Facile a dirsi, ma poi ti voglio… un palazzo via più piani come quello da ristrutturare e consolifdare e mettere a norma: un pacco di soldi, un lavoro di fino, una mole infinita di permessi e autorizzazioni. E poi? Dentro, che ci mettiamo?

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