Lavoro, in Umbria è fatto di immigrati il 19% di assunti

Nel 2022 si è registrato in Umbria, come in Italia, un deciso incremento nelle entrate programmate (ossia di contratti della durata di almeno venti giorni lavorativi che le imprese intendono stipulare, i quali quindi nel corso dell’anno possono anche essere molteplici per ogni lavoratore) di lavoratori immigrati: si tratta nella regione di un flusso pari a 11mila 810 assunzioni, notevolmente superiore sia ai dati 2019 e ancora di più al 2021 e superiore anche alla media nazionale. Sono dati indicati nel volume “Lavoratori immigrati, 2022” del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal)

In Umbria nel 2022 l’incidenza del personale immigrato sulla domanda delle imprese è pari al 19,1%, superiore al 17,8% della media nazionale e quinto valore più elevato dopo quelli di Veneto (20,8%), Lombardia (20,5%), Emilia Romagna (19,8%) e Trentino Alto Adige (19,6%). I valori più bassi di personale immigrato sulla domanda delle imprese sono invece, sempre nel 2022, quelli di Molise (11,6%), Sicilia (13,4%), Sardegna (13,4%), Puglia (13,6%) e Basilicata (13,7%).

L’aumento delle assunzioni attese di personale immigrato è diffuso per tutti i livelli professionali. Tra il 2019 e il 2022 si va da un massimo di quasi +60% per le professioni tecniche per la crescente richiesta delle professioni infermieristiche e di quelle legate alla trasformazione digitale, a un minimo +15,8% per gli impiegati, un ambito professionale in cui la domanda di stranieri è tradizionalmente contenuta. È circa del 50% l’incremento per le figure degli operai specializzati e conduttori di impianti con punte molto superiori, ad esempio, per i muratori, per gli elettricisti, per gli operai addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali e gli operai di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali. Per le professioni qualificate nel commercio e nei servizi e per le professioni non qualificate, su cui si concentra oltre la metà della domanda di personale straniero, la crescita è pari a +45,5% e +47,3%.

Nel 2022 le imprese hanno riscontrato un’elevata difficoltà di reperimento (47,3%) per il personale immigrato, superiore a quella relativa al complesso delle entrate (circa il 40%), e in costante crescita negli anni. La mancanza di candidati riguarda in particolare le figure del settore del legno e del mobile, delle costruzioni, delle industrie metallurgiche, dei servizi sanitari e dei servizi di supporto alle imprese.

Intanto ad aprile e nel trimestre aprile-giugno in Umbria le imprese hanno programmato rispettivamente 5mila 730 e 15mila 230 assunzioni totali (di italiani e stranieri). La crescita occupazionale umbra nettamente più forte di quella media nazionale

Intanto, la rilevazione mensile e trimestrale del Sistema Informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con Anpal, evidenzia che, ad aprile 2023, le assunzioni totali (italiani e stranieri) programmate dalle imprese ammontano a 5mila 730, rispetto alle 4mila 260 di aprile 2022 (+1.470, +34,5%). Un dato, quello umbro, notevolmente superiore a quello medio nazionale (+20,6%, da 367mila 720 a 443mila 300).

Anche se si guarda al trimestre aprile-giugno l’Umbria mostra un incremento nettamente superiore a quello medio nazionale: +20% (dalle 15mila 230 assunzioni programmate per il trimestre aprile-giugno 2022 alle 17mila 550 per lo stesso trimestre 2023) contro +13,5% (da 1.379.830 a 1.566.020.

La difficoltà di reperimento del personale è costata all’Umbria circa 508 milioni euro nel 2022. Nella regione stimato da un’apposita indagine del Sistema Informativo Excelsior un fabbisogno di 58mila assunzioni nel quinquennio 2023-2027

La difficoltà di reperimento del personale nel 2022 ha riguardato in Umbria il 48% delle assunzioni e in Italia il 40%. Considerando una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra due e dodici mesi, si è stimata per il 2022 una perdita di valore aggiunto in Umbria di 507,7 milioni di euro e in Italia di 37,7 miliardi di euro, pari al 3,1% di quanto generato complessivamente dalle filiere dell’industria e dei servizi inserite nel campo d’osservazione dell’indagine Excelsior.

“Si fa sempre più grave la questione del mancato reperimento, da parte delle aziende, delle professionalità di cui hanno bisogno, sia per quanto riguarda le assunzioni totali che quelle degli stranieri _ commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio Umbra – Un fattore di criticità che nel solo 2022 è costato all’Umbria 508 milioni di valore aggiunto e che rischia di tarpare le ali anche alla crescita futura. Su questo la Camera di Commercio dell’Umbria, le Istituzioni e le Associazioni di categoria della regione sono impegnate a fondo, sia sul fronte del sistema dell’istruzione che di quello della formazione, per ridurre in modo importante il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che senza appositi interventi è destinato ad allargarsi”.

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