
“Solo pochi giorni fa il centrodestra ha lanciato l’ennesimo appello all’unità, smentito nei fatti nel giro di poche ore. Con quale faccia possono dire di presentarsi con una proposta unitaria alle prossime elezioni di Terni?”. E’ il commento del Movimento Cinque Stelle dopo che il consiglio comunale di Terni non ha potuto riunirsi per la mancanza di numero legale. Il fatto è che la maggioranza di destra ha disertato in massa la riunione. “Così cade il regno della destra del finto cambiamento a Terni e si consuma il fine mandato del sindaco Latini, sublimato dalla guerra intestina tra partiti che si sono sostenuti solo per interessi personali”, commenta l’M5S di Terni.
Secondo Alessandro Gentiletti, consigliere di Senso Civico,“La sfiducia di oggi da parte della maggioranza consiliare, che ha disertato l’aula, ha un chiaro significato politico e a mio giudizio un destinatario inequivocabile: l’assessore al bilancio e alle partecipate”, vale a dire Orlando Masselli, colui su cui si “confrontano” i F.lli d’Italia tra chi lo vorrebbe candidato sindaco al posto di Latini e chi no, lasciando alla Lega l’oportunità di scegliere il candidato della coalizione.
Gentiletti però appare sicuro e chiede al sindaco Latini di mettere fuori dalla giunta lo stesso Masselli, ritirandogli le deleghe. “È una chiara sfiducia politica verso le scelte finanziarie di questi anni e chi ha gestito il bilancio dell’ente, ora messo a repentaglio insieme all’uscita dal dissesto, sempre più incerta – insiste Gentiletti – I cittadini, le famiglie e le imprese devono essere tutelati e non possono essere compromessi. Il potere democratico è nelle mani del sindaco, gli è stato attribuito dai cittadini e prima di restituirglielo, assicuri una transizione sicura, lo faccia per i contribuenti e i creditori dell’ente. Nell’interesse del bene superiore che tutti siamo chiamati a servire e che è la democrazia e i suoi processi. Per questo gli rivolgo un appello: assuma quanto prima le deleghe al bilancio e ne chieda la discussione e il voto in aula. Sarà poi il voto popolare, che è sovrano, a decidere il resto e a farlo a tempo debito”.