
Se l’inizio è questo… Il Movimento Cinque Stelle di Terni convoca una conferenza stampa per illustrare il proprio programma in vista delle elezioni comunali. L’aula di Palazzo Spada è zeppa. Ma quanti giornalisti ci sono a Terni? Al tavolo della giunta è schierato il gruppo consiliare. Sul muro uno striscione: Fiorelli sindaco. I toni sono quelli del comizio elettorale, l’aula non è piena di giornalisti, ma invasa di militanti arrivati da Spoleto, da Todi, da Umbertide… Applausi di qua, applausi di là. Bastava dirlo: una manifestazione di partito, perché una conferenza stampa è un’altra cosa. Il programma? Resistere a Perugia, ad una presidente della Regione che si comporta da sindaco di Perugia, ad una politica regionale che di Terni si ricorda solo quando c’è da mandare immondizia o schifezze da qualche parte e quando c’è da carpire quel che di buono c’è o c’era nel comparto della sanità. Ed allora serve un sindaco di Terni che batta i pugni sul tavolo, che resista – appunto – alla prepotenza perugina e che non si comporti come un assessore della giunta del Grifo, comandato a bacchetta dal “sindaco” di Perugia.
Tuto vero, per carità. Ma come programma per lo sviluppo e la ripresa di Terni pare un po’ pochino. Comunque ci penserà Fiorelli, a quanto pare di capire. Sempre che venga eletto lui a fare il sindaco, ovviamente; uno che si presenta da duro. “ In giunta? Solo gente competente e chi sbaglia se ne va, perché se l’équipe non funziona non va bene. E’ il lavoro di squadra quello che è importante”.
E le alleanze? L’M5S si dichiara aperto: chi il nostro programma lo condivide può aderire e già ci sono le adesioni, per questo parliamo di polo, hanno detto. Polo… per ora sembra ci siano Rifondazione e i Comunisi Italiani, delle rarità ormai. A meno che non si voglia lasciare la porta aperta metti che quelli del Pd…
Quel che appare, ora, evidente è che l’accordo per far coalizione tra Pd e M5S a Terni lo si sarebbe potuto trovare solo se fosse intervenuto il mago contorsionista Klemendor. Da una parte chi- il Pd – porta avanti il discorso sulla necessità prima di tutto di stabilire cosa fare, mette sul tavolo un programma aperto ad ogni contributo venga nel corso della discussione e si presenta senza un candidato sindaco già bell’e pronto. Dall’altra chi invece – l’M5S- mette al primo posto “el jefe”, il capo perché “i programmi sono solo parole, specie se poi non c’è chi riesce ad attuarli”.
Il movimento è fortemente critico su questo punto del sindaco che faccia rispettare e che rispetti i punti del programma; la destra, ricorda uno degli intervenuti nel corso della conferenza stampa-comizio, ha preso i voti sulla sicurezza e la sanità e guardate come siamo ridotti. Anche allora, nel 2018, l’M5S andò da solo alle elezioni. Dopo essere stato gregario e alleato con chi riempiva di urla l’aula consiliare di Palazzo Spada e puntava esclusivamente al passaggio alla cassa per mettere in berta i voti che avrebbe portato il malcontento della gente. Al ballottaggio fu fermato e Leonardo Latini si affermò su Thomas De Luca. Nei mesi successivi si spurgò dei consiglieri eletti con il Movimento ma che sentivano, forte, il richiamo della destra.
In bocca al lupo, anche perché Claudio Fiorelli è persona seria, preparato, non bramoso del potere ad ogni costo. La speranza è che, se sarà chiamato a farlo, i pugni sul tavolo abbia la forza di sbatterceli. Sennò chi toccherà chiamare, Hulk?