
di GIOCONDO TALAMONTI
Tramandare la memoria storica della lotta di liberazione è l’impegno civile al quale sono chiamati ogni singola testimonianza ed ogni istituzione. Settantantotto anni fa, era il 2 febbraio 1945, 300 volontari ternani partirono per partecipare al ricostituito esercito italiano. In ogni anniversario non va dimenticato il sacrificio dei caduti e l’onore del tricolore.
Anche quest’anno le Istituzioni rappresentate dal Sindaco di Terni, Avv. Leonardo Latini, dal rappresentante del Prefetto Luca Iervolino, Capo di Gabinetto della Prefettura di Terni, dalla Vice Presidente della Provincia Monia Santini, dai rappresentanti dei Comuni di Todi, Ferentillo, Montefranco con la sindaca Rachele Taccalozzi, dall’Assessore Stefano Fatati, dal Vice- Questore Luca Sarcoli, dai Carabinieri, dalla Polizia locale, dalla Guardia di Finanza, dai consiglieri comunali Francesco Filipponi, Alessandro Angeletti e Valdimiro Orsini etc. Presenti, inoltre, le Associazioni: Anpi (organizzatrice dell’incontro), l’Anppia (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), l’Associazione dei Carristi d’Italia ANCI, l’UNLA, l’ANPC (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani) gli ex Sindaci Paolo Raffaelli e Giacomo Porrazzini, Riccardo Marcelli, coordinatore dell’Area Sindacale Territoriale Cisl Terni, l’On. Franco Giustinelli, Sandro Piccinini e tanti altri.



Tutti hanno inteso onorare quei 300 volontari ternani che all’interno del gruppo Combattimento Cremona, si distinsero nella lotta di liberazione ad Alfonsine. Il Sindaco di Terni ha deposto una corona, in piazza Solferino, sotto la targa che ricorda la partenza dei 300 volontari ternani. La mattina del 2 febbraio del 1945, infatti, da piazza Solferino partirono 300 volontari ternani al grido di “…facciamola finita/ ed a l’Italia intera/ ridiam la libertà!”. Essi si arruolarono, come ha ricordato il Presidente dell’ANPI Rossano Capputi, nel gruppo di combattimento “Cremona”, formato sia da truppe regolari sia da partigiani dell’Umbria e della Toscana, per scacciare il nemico che resisteva sul fronte gotico. Alcuni dei nostri concittadini morirono nella lotta. Una lapide posta all’ingresso del Comune di Alfonsine ne ricorda il sacrificio e i nomi: Vito De Giovanni, Dioniro De Santis, Sergio Fucili, Gildo Ginepri, Guido Cannella, Umberto Lupini, Umberto Paletti, Olivio Zara. Essi, infatti, nelle zone del ravennate, caddero nel corso della battaglia del fiume Senio e della liberazione di Alfonsine, il 10 aprile 1945.
Il tributo di sangue dei nostri concittadini non può restare solo un ricordo, ma rivissuto come testimonianza di amore. La consapevolezza di sacrificare la loro vita è l’esempio estremo e più convincente dei valori in cui credevano i giovani di allora. Essa è meritevole di essere consegnata alla custodia delle coscienze delle future generazioni.
Non dimentichiamo, quindi, le migliaia di testimonianze su cui è stata costruita la libertà in cui oggi viviamo. Nostro dovere è difenderne il senso e trasmetterne gli ideali, perché anche le generazioni che ci seguono abbiano riferimenti certi in cui credere e lottare. Per i giovani, i luoghi dove avvennero gli scontri li vorremmo vedere sempre più frequentati dai ragazzi delle scuole perché colgano i valori della libertà, gli ideali di pace e la fraternità fra i popoli. È dalla conoscenza, dal ricordo, dalla memoria sempre viva che si costruisce il futuro.