
I dati Movimprese relativi al IV trimestre 2022, diffusi dalla Camera di Commercio, confermano che le imprese italiane e umbre – in termini di chiusura delle aziende – hanno subito effetti ampiamente negativi per il maxi aumento delle bollette dell’energia, che nel III trimestre 2022 ha toccato il suo acme ad agosto, con il prezzo del gas schizzato sul mercato TTF di Amsterdam a 342,72 euro/MWh, rispetto alla forchetta 13,4 – 30,5 euro per MWh del biennio 2018-2019 (ieri quotava 55,245 euro/MWh). SIn un semestre il numero derlle imprese attive in Umbria è diminuito di 604 unità.
“Il prezzo finora pagato non è certo di poco conto – commenta Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – ben 604 imprese che erano attive nel giro di un semestre hanno sospeso l’attività in attesa di tempi migliori. Una parte di esse, peraltro, non è escluso che passi a una chiusura definitiva. Come è da evidenziare che la corsa dei listini energetici comprime in modo importante i margini delle aziende. Ma vorrei evidenziare due fattori positivi. Il primo è che, nonostante tutto, il saldo iscrizioni-cessazioni resta positivo, anche se di poco e con le nuove iscrizioni in flessione e le cessazioni definitive in aumento, a dimostrazione che in Umbria c’è voglia di fare impresa, c’è la forza di tenere duro nei momenti difficili e c’è anche la speranza che l’impatto positivo e cruciale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) apra le porte, nel breve, nel medio e nel lungo periodo, a nuove possibilità”.
“L’altro aspetto positivo – aggiunge Mencaroni – è che i prezzi dell’energia dai picchi di agosto sono scesi di molto, anche se restano oltre il doppio di quelli 2018-2019. Ciò, soprattutto se il calo del gas dovesse proseguire e se gli incentivi delle Istituzioni al tessuto produttivo saranno convinti ed efficaci, apre alla possibilità che una parte importante delle aziende che si sono rese ‘dormienti’, stoppando l’attività ma non cancellandosi dal Registro Imprese, possano rientrare nel circuito economico”.
È auspicabile che il prezzo dell’energia, che tra dicembre e gennaio è oscillato di media intorno ai 60 euro euro/MWh, quindi lontano dal picco di agosto 2022 ma pur sempre oltre il doppio di quanto pagato nel biennio 2018-2019, possa essere assorbito dal sistema imprenditoriale facendo cessare la discesa del numero dele imprese attive, molte delle quali potrebbero tornare all’attività. Perché va chiarito che le imprese attive sono quelle effettivamente operanti: magari le aziende non chiudono, cancellandosi dal Registro delle Imprese tenuto presso le Camere di Commercio, ma congelano la loro attività, nella speranza di poterla riprendere in futuro. Non a caso il numero delle aziende attive differisce sempre da quello delle imprese presenti nel Registro camerale: nel IV trimestre 2022, ad esempio, le imprese registrate in Italia sono 6.019.276, ma quelle attive sono 5.129.335. Così in Umbria, dove nel IV trimestre 2022 le imprese registrate ammontano a 94mila 857, ma quelle attive sono 79mila 828.
Gli aumenti dell’energia, peraltro, hanno pesato e pesano non poco sui bilanci delle imprese, in termini di una forte compressione dei margini di profitto anche per quelle aziende che hanno aumentato il fatturato grazie alla ripresa economica del 2021 e 2022, come dimostrato dall’indagine sui bilanci delle imprese – relativa al 2021 – presentata lo scorso 7 dicembre dall’Ente camerale umbro.