
Alla fine le Rsu di Ast hanno deciso di prendere il toro per le corna e, al termine di un riunione tenutasi giovedì 29 settembre hanno deciso di scuotere l’albero. In sostanza: la proprietà Arvedi sembra stia tenendo comportamenti che all’interno di un complesso industriale come le ascciaierie di Terni non sono usuali da parecchi decenni, con metodi di gestione e di relazioni interne che tendono a far valere decisioni prese unilaterlamente dalla proprietà.
Non a caso le rappresentanze sindacali sottolineano la necessità di maggiori contatti, di interlocuzioni e confronti “essenziali per condividere progetti” tesi ad affrontare questioni serie, comprese quelle derivanti dalla difficile situazioni internazionale su energia, approvvigionamento di materie prima, mercato dell’acciaio inossidabile.
Invece, lamentano le Rsu, “sulla gestione interna dell’azienda in questi ultimi tempi” abbiamo registrato “momenti di non adeguata chiarezza, situazioni di eccessiva tensione nei luoghi di lavoro, che hanno generato difficoltà e frizioni tra i lavoratori, sia operai e impiegati che quadri. Tali questioni – secondo le Rsu – vanno ricondotte dentro un livello di relazioni sindacali interne che devono essere sicuramente più rispetose, più corrette e coerenti”
Si parla apertamente di una “discutibile gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro” con “mancati riconoscimenti delle professionalità, il comportamento durante la fermata estiva, le parziali e certamente insufficienti manutenzioni eseguite, le molteplici legittime diatribe sugli aspetti sociali all’interno di questa azienda, allarmi sulla sicurezza e ambiente e una discussione ad oggi ancora non adeguatamente approfondita sul premio trimestrale”. “Sono tangibili esempi – dicono le Rsu – di un livello dei rapporti che va appunto velocemente e doverosamente rivisto e perferzionato”
I rappresentanti sindacali non mancano di ricordare gli impegni, dichiarati da Arvedi: a normalizzare l’Ast ed a renderla solida e competitiva mediante investimenti di un miliardo di euro nei prossimi cinque anni; ad aumentare le capacità produttive e a stabilizzare entro dicembre i lavoratori somministrati di lungo corso. Non manca, da parte dei rappresentnti dei lavoratori. la cndivisione di una “forte preoccupazione per le possibili conseguenze del problema del gas, dell’energia e dell’insieme della materie prime”, ma anche su questo fronte ci sono motivi di insoddisfazione: le difficoltà hanno determinato effetti negativi sugli ordinativi. Ma ci sono cose che non ci soddisfano, dicono kle Rsu di Ast: dali quantitativi degli ordinativi e il ricorso alla cassa integrazione “che non si sa quanto durerà”.
Per questo si teme che “in assenza di un piano industriale le attuali determinanti complicazioni possano modificare le aspettative dei lavoratori, dell’indotto, di un’intera comunità”.