
Se con la gente non ci parli prima può succedere che debba confrontartici dopo. Solo che a quel punto il confronto è un po’ meno disteso ed più difficile trovare un accordo serio che rappresenti la soluzione condivisa di un problema.
E’ il caso dei pini di via Borsi, a Terni. Il Comune decide di organizzare un nuovo raid del club della motosega e annuncia che quei pini sono pericolosi e quindi vanno eliminati. Al rogo! Tutti quanti. Così non ci si pensa più. Il fatto è che stavolta si è organizzata la resistenza: carte bollate – c’è un lungo esposto alla Magistratura – per far spegnere i motori inquinanti delle motoseghe e si annuncia un sit-in di cittadini per lunedì mattina, 22 agosto, giorni di applicazione – secondo quanto deciso dal Comune – della condanna dei pini di via Borsi.
Insomma: c’è chi si oppone e chiede spiegazioni, al contrario di quanto accadde in occasione dei blitz di via Lungonera o di via Bramante quando si procedette ad una “depinizzazione” totale.
Certo, se un albero di grosse dimensioni è pericolante non si può far finta di niente (ma in qualche parte della periferia di Terni questo è quel che accade) ed è giusto agire per la sicurezza. Com’è d’uopo intervenire se, come è facile constatare, le radici in superficie rendono pericoloso il transito lungo le strade.
Ciò che resta difficile comprendere è perché se cade un ramo si proceda alla depinizzazione completa di una strada storicamente contornata da pini romani, com’è successo in via Lungionera, una via della tanto decantata “Città Giardino”, sostituendoli con una serie di piante che vengono da paesi esotici ma che gli scienziati nostrani ritengono tanto “depurativi”. Bisognerà avere pazienza e se quegli arbusti tra qualche decennio saranno cresciuti abbastanza si ricostituirà quel polmone di verde che è stata brutalmente eliminato.
