
Loro, i sindacati, aspettavano fiduciosi una risposta alla richiesta di incontro con la direzione aziendale dell’Ast. Lo scopo? Approfondire e conoscere il ruolo e il progetto del gruppo Arvedi. Aspetta, aspetta, sono passati quaranta giorni e Cgil, Cisl e Uil di Terni diffondono una nota ritenendo “utile esplicitare la propria delusione rispetto alle modalità di relazione con le parti sociali tenute sin qui dal nuovo gruppo Arvedi che ha acquisito Acciai Speciali Terni”.
I sindacati vorrebbero avviare un confronto, prima di tutto per conoscere quali solo gli orientamenti del gruppo Ast-Arvedi ”all’interno delle prospettive di sviluppo territoriale – dicono – con le attenzioni dovute alla salvaguardia e sviluppo dell’insieme dei livelli occupazionali nel processo di transizione”. Un incontro – specificano – “nel solco delle tradizioni sindacali territoriali Cgil,Cisl e Uil di Terni, rispettose dell’autonomia nelle scelte che il nuovo Gruppo, a livello di nuove relazioni, intende costruire con il territorio”.
Lo sanno i sindacati che si tratta di un confronto non dovuto, “ma sicuramente, nella fase complessa che stiamo attraversando, esso può rappresentare un punto di avanzamento rispetto agli obiettivi di sviluppo territoriale”, spiegano, e sottolineano “che avrebbe dovuto essere volontà e necessità della nuova società conoscere, confrontarsi e stabilire una relazione con le parti sociali territoriali ternane, nel rispetto della storia di questo territorio, di quello che in questi anni è stato costruito e nel rispetto del movimento dei lavoratori che ha consentito ad Ast di essere ancora oggi un sito appetibile e strategico”.
Da quasi un anno è stato annunciato il passaggio delle acciaierie ternane alla nuova proprietà, concretizzatosi nel gennaio 2022 – ricordano Cgil, Cisl e Uil, “Da allora si sono sempre e solo rincorse notizie a mezzo stampa e annunci, senza mai un incontro ufficiale con il sindacato confederale. Ma notizie e annunci oggi stentano complessivamente a trovare concretezza nei fatti”.
I sindacati citano come esempio il “piano Industriale” che – dicono – “esclusa qualche linea guida di per sé condivisibile, ancora oggi a distanza di un anno non ha trovato momenti di confronto, né una trascrizione, in sede ministeriale, degli impegni precisi in termini di investimenti, produzioni e relativi mix, innovazione tecnologiche di processi e prodotti, politiche commerciali e soprattutto sviluppo dei livelli occupazionali”.
Cgil, Cisl e Uil nella richiesta inoltrata intendevano “soltanto offrire un proprio punto di vista e sollecitare una discussione propedeutica al buon esito degli annunci fin qui fatti. Con rammarico prendiamo atto che questo buon proposito non sia stato colto e siamo convinti che il gruppo Arvedi stia perdendo una occasione”.