Foligno, Topino in secca: una guerra con Perugia iniziata nel 1253

Il Topino a Foligno

Legambiente torna alla carica sulla questione del Topino e, dopo quello del 2020, presenta un nuovo esposto alla magistratura e invita alla mobilitazione popolare. “Legambiente circolo di Foligno Valli del Topino invita le istituzioni regionali e comunali a prendere al più presto provvedimenti di risparmio idrico, provvedimenti che si sarebbero dovuti prendere da tempo a prescindere dai periodi di secca nei quali ci troveremo sempre più di frequente“ afferma Legambiente. “Avendo considerato sino ad ora il bene vitale per eccellenza disponibile in maniera infinita – aggiunge Legambiente – in Umbria abbiamo sprecato moilto e non abbiamo mai messo in campo politiche di gestione razionali, lungimiranti e rispettose del nostro territorio e dell’abbondanza che ci ha sempre regalato. Il fiume Topino, il Nostro fiume, in particolare, è ad accusare ancora di più l’assenza di precipitazione e il cambiamento climatico e tutto ciò ha delle cause ben chiare e soprattutto note da sempre; il mancato funzionamento della Diga di Acciano; l’eccessivo e illegale prelievo per uso potabile da parte dei comuni che prelevano alle sorgenti di Bagnara e San Giovenale di Nocera; lo smodato uso in agricoltura e il non rispetto del minimo vitale“..

Il primo atto ostile tra Perugia e Foligno che vide come oggetto della contesa il fiume Topino risale al 1253. Tutto cominciò quando, appunto alla metà del XIII secolo, i perugini strinsero d’assedio Foligno e per creare maggiori difficoltà ai nemici asserragliati dentro le mura cittadine pensarono bene di assetarli. Il fiume Topino, fino allora, attraversava l’abitato. I perugini ne deviarono il corso e fecero in modo che le acque lambissero il perimetro cittadino ma al di fuori della cinta muraria. Da quel giorno il percorso del Topino a Foligno è rimasto invariato. 

Diversa è la guerra che nel XXI secolo oppone Perugia e Foligno. Non di assedi o di sortite con la spada sguainata è fatta. Ma da quintali di carte bollate, accatastate in decine di anni di contese giudiziarie su cui, coll’ennesimo ricorso presentato dal Comune di Foligno, è stato chiesto il giudizio definitivo della Corte di Cassazione.

L’acqua del Topino è dei folignati o i perugini possono succhiarne una parte per le loro esigenze? La diatriba fu innescata dalla decisione del Comune di Perugia di utilizzare l’acqua delle sorgenti del fiume che nasce alle pendici del monte Pennino in territorio di Nocera Umbra. Il Comune di Foligno si oppose. E cominciò un braccio di ferro. Tira di qua, tira di là, alla fine il Consiglio superiore dei lavori pubblici, all’inizio degli anni Cinquanta, deliberò che sì, Perugia “che soffre di una grave deficienza di acqua pregiudizievole anche dei suoi interessi turistici” poteva realizzare il nuovo acquedotto captando l’acqua del Topino.

Ma a Foligno presero cappello: “Il Topino è nostro: le sue acque sono indispensabili per la nostra industria più florida, quella zuccheriera, e per i campi in cui si coltiva principalmente la barbabietola”. Mettere in ginocchio questa attività significherebbe “la condanna alla disoccupazione centinaia di nostri concittadini”. Quindi un no secco alle pretese di Perugia, appoggiato da Spoleto e Nocera Umbra. Ci fu una mobilitazione di vescovi, sindaci, consiglieri provinciali. Ma non ci fu niente da fare, la captazione delle acque del Topino ebbe inizio. Quarant’anni dopo la battaglia ricominciò con la scesa in campo del Wwf. Il presidente del Consorzio Acquedotti di Perugia finì nei guai e Foligno chiese i danni: tre milioni di euro; per la verità la prima richiesta fu in lire, ma prima che la pratica avesse il suo corso, c’era stato il cambio della valuta. I primi due gradi di giudizio civile hanno dato ragione ai perugini. I folignati hanno infine presentato ricorso in Cassazione. Newl 2017 il Comune di Perugia non intendendo deporre le armi decise di resistere in giudizio.

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