
Era l’inizio del secolo scorso. I cittadini di Terni furono chiamati dal Comune ad esprimersi su una iniziativa dell’amministrazione di allora (sindaco era Vittorio Faustini). Erano d’accordo o no gli elettori sul fatto che il Comune di Terni diventasse produttore e distributore di energia elettrica? I ternani che avevano diritto al voto risposero di sì. E nacque quindi – in pratica – una municipalizzata che gestì una centrale elettrica a Collestatte Piano.
Più di un secolo dopo e dopo tutte le vicissitudini che hanno visto quella prima iniziativa invischiata in tante questioni societarie e non solo, il Comune di Terni decide di cedere una grossa fetta delle quote posseduto nella società Asm. Tutto legittimo, intendiamoci, e forse necessario perché non esiste alternativa ad evitare guai grossi a quella che è la sia pur lontana pronipote di quella scelta. Il discorso è un altro: perché certe motivazioni legate alla cessione delle quote non possono essere illustrate ai cittadini? Perché la città, attraverso le proprie articolazioni non può esprimere le sue valutazioni o portare contributi di idee? Perché le informazioni vengono fornite ai consiglieri comunali col vincolo della riservatezza?
Da una parte un’amministrazione (quella del 1907, non certo di sinistra) che allarga la questione chiamando in causa gli elettori, anche se probabilmente per procurarsi una “leva” da usare per forzare la possibilità di togliere la gestione ad una società privata, ai cui vertici era – tanto per ricordarlo – il “solito” Cassian Bon. Dall’altra un’amministrazione (quella dell’anno domini 2022) che si comporta in modo molto diverso.
Saranno le stranezze della storia? Chissà. Certo è che comunque i gruppi di opposiizione non tacciono, specie perché le notizie arrivano a loro incerte e speso per vie giornalistiche. “Mentre attendiamo la lettera di sollecito che Asm dovrebbe mandarci noi – dichiarano in una nota congiunta i gruppi consigliari di Movimento Cinque Stelle, Pd, Senso Civico e Terni Immagina – abbiamo diffidato l’amministrazione comunale dal proseguire nell’iter finché non sarà risolta ogni questione sulla inaccettabile riservatezza che si è tentato di imporre alle consigliere e ai consiglieri comunali. Secondo quanto emerso in questi giorni su una testata on line – specifica la nota – la nostra controllata avrebbe in mente di inviarci una lettera di sollecito. Praticamente il controllato avrebbe in mente di voler decidere e dettare al controllore i tempi del dibattito politico, cercando di orientare le insindacabili decisioni che spettano al socio unico proprietario: il Consiglio comunale della città di Terni”. Una faccenda grave, secondo le opposizioni perché si sarebbe di fronte a “Una fuga di notizie pericolosa, che viola il legame di fedeltà e subordinazione fra proprietà e amministratori. Un cortocircuito sul quale occorrerà fare nelle sedi consiliari massima luce, al fine di impedire che l’esercizio del mandato politico elettorale, del diritto dei cittadini ad essere informati, sia condizionato da processi incontrollabili e tentativi di inquinamento che vanno respinte direttamente al mittente”.