
Fu il Governo italiano a porsi il problema: la cascata delle Marmore andava in qualche modo tutelata e strappata allo sfruttamento senza limiti da parte delle industrie per l’energia che la caduta delle acque poteva fornire. Era il settembre del 1909, quando il Governo – appunto – nominò una commissione che prendesse in esame la situazione. Perché si moltiplicavano le richieste di concessione per l’uso delle acque che il Velino rovesciava (e rovescia) nel fiume Nera in un salto di quasi duecento metri. Già erano impegnati nella produzione di energia trenta dei 53 metri cubi di acqua al secondo, la portata del tempo, senza che nessuno si fosse posto il problema della tutela di un bene del tutto singolare.