



L’immagine è ormai classica: si vedono, di spalle, soldati con l’elmetto tipico delle truppe inglesi che a piedi passano oltre un cartello stradale che indica l’inizio dell’abitato di Terni. Quella foto fu scattata il 13 giugno 1944, il giorno della liberazione della città. Mostra sullo sfondo una strada, alcune case che la fiancheggiano. E’ la strada che passa davanti alla basilica di San Valentino. I soldati alleati (erano in realtà militari indiani) entrarono da sud, dalla Salaria. Provenivano dal reatino dopo aver fiaccato un tentativo di resistenza dei tedeschi. Giunti alla fine i soldati indiani si attestarono sulla sponda del Nera, vicino alle macerie di Ponte Romano. Quello stesso giorno entravano in città anche i partigiani della brigata Gramsci: venivano dalle montagne della Valnerina e non si trovarono la strada sbarrata dal fiume.
Quello stesso giorno le fonti ufficiali governative (si parla del governo della Repubblica Sociale Italiana) non nominarono Terni. Anzi, i dispacci ufficiali parlavano di strenua resistenza delle “Forze mobili delle retroguardie germaniche [che] impegnavano il nemico nei varchi e nei passaggi obbligati per tardarne l’avanzata”. Un ritardo che, si spiegava, avrebbe permesso di organizzare lo sganciamento delle forze tedesche che stavano organizzando la linea di resistenza all’avanzata dei nemici: la linea Gotica. La mossa di rallentamento era costituita da un attestamento dei tedeschi lungo una linea provvisoria che passava a sud di Orvieto e Terni, che – si sosteneva – resisteva caparbiamente.
Mentre i dispacci la davano ancora occupata dai tedeschi, Terni era invece libera.
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