La “Terni” se ne vantava, e all’esposizione internazionale di Parigi, nel 1901, aveva esposto le corazze di sua produzione, quelle che servivano per le navi della Marina Militare Italiana. C’era anche un catalogo, pieno di dati, tra cui si dava conto delle sperimentazioni compiute sparando cannonate contro le lastre di acciaio e concludendo che sia le corazze che i proiettili che essa “Terni” produceva erano al livello di quelli di Krupp.

Si spiegava, a tale proposito, che “il 15 luglio 1896 due proietti da 15 di Krupp e di Terni, tirati nelle stesse condizioni contro una corazza Terni non avevano potuto perforarla”. La prova era stata ripetuta il 23 maggio 1899, quando “alcuni proietti da 15 di Krupp lanciati contro una corazza speciale della Terni non avevano potuto perforarla”: come tre anni prima, insomma.
Quelli di Terni erano proprio soddisfatti. Ma quelli di Krupp mica tanto! Cosicché qualche giorno dopo una rivista specializzata tedesca smontò ogni affermazione italiana: “E grazie – scriveva in sintesi – hanno usato proietti di vecchia fabbricazione, risalenti a quando le corazze non erano del tipo di oggi- Quelli della “Terni” hanno usato proietti i quali, sapevano già in partenza, non avrebbero potuto recar danno alle loro corazze”. Proiettili costruiti, addirittura, nei primi anni 1880.
Tutta una montatura quindi quella della “Terni”, secondo il giornale tedesco. Ovvia la reazione in a difesa dell’industria nazionale. I giornali italia sollecitavano e s’auguravano smentite. Che arrivarono a stretto giro di posta attraverso la testimonianza di un “anonimo” molto bene informato, e poi dalla “Terni” stessa. L’anonimo accusava la Krupp di aver pilotato la campagna di stampa e spiegava che le prove erano fatte davanti ad una commissione governativa: si voleva accusarla di corruzione o di incompetenza? La “Terni” si limitò a diffondere una lapidaria dichiarazione ufficiale: “I proietti Krupp lanciati contro le corazze Terni da 150 millimetri non sono di fabbricazione anteriore al 1888. Restano annullate, quindi, tutte le conseguenze che si traggono nell’articolo del giornale tedesco”.
Qualche giorno dopo negli spazi dedicati all’economia, i giornali italiani pubblicarono i risultati di una riunione della Commissione bilancio della marina tedesca, che si dichiarava per niente soddisfatta delle produzioni Krupp e chiedeva al Reichstag un qualche intervento. La Commissione affermò per di più che la Krupp vendeva corazze agli Usa ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato alla Marina tedesca (1920 marchi la tonnellata contro 2320), la quale cosa significava un aggravio di spesa di 60 milioni di marchi per completare l’ammodernamento delle navi da guerra tedesche. La stessa Commissione chiedeva di spezzare il monopolio Krupp e Stumm (altra industria siderurgica tedesca) costruendo un’acciaieria statale oppure acquistando all’estero le corazze.
I giornali vicini alla Krupp nell’occasione tacquero.
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