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Gian Franco Ciaurro, a sorpresa eletto sindaco di Terni, fa il suo ingresso nell’aula di Palazzo Spada. Foto di Carlo ANGELETTI |
Alle elezioni comunali ternane del 6 giugno 1993 il pronostico sembrava scontato. Prima di conoscere il nome del nuovo sindaco di Terni sarebbe stato necessario aspettare un paio di settimane. Perché dei dodici candidati nessuno ce l’avrebbe fatta ad avere il 50% dei voti più uno. Sarebbe stato necessario aspettare il turno di ballottaggio tra i due candidati che avrebbero raccolto più consensi.
Oggi il meccanismo elettorale è considerato ovvio, ma venticinque anni fa non era così. Le elezioni del sindaco col sistema maggioritario si tenevano per la prima volta;
fino ad allora era stato in vigore il sistema proporzionale. In base ai voti ottenuti da ciascuna lista si calcolavano i seggi del consiglio comunale che ad essa spettavano. Diventavano consiglieri coloro che, nella lista, avevano ottenuto più preferenze: tre se ne potevano esprimere.
Erano poi i consiglieri a dover trovare un accordo per formare una maggioranza ed eleggere il sindaco e la giunta. Di solito ci voleva qualche settimana e spesso si andava a finire a dopo le ferie estive.
Nel 1993, con una città che attraversava vicissitudini per certi versi simili a quelle di oggi (un quarto di secolo è passato), si salutò con favore la novità del maggioritario. Il 6 giugno 1993. Terni era chiamata alle urne dopo una gestione commissariale causata dallo scandalo delle tangenti che portarono il consiglio comunale a dimettersi in blocco.
La legge era stata approvata pochi giorni prima che il meccanismo elettorale si mettesse in moto. Col maggioritario – si diceva – i candidati saranno pochissimi, i partiti pure. Ma i candidati furono 12. “Non c’è stato tempo di organizzarsi in coalizioni, fare accordi – si disse – e quindi ognun per sé, Dio per tutti”. Poi il tempo c’è stato tanto è vero che nel 2018, sono “solo” otto in corsa per sindaco.
Il pronostico per il 1993, comunque, era che finissero al ballottaggio i candidati delle due forze politiche tradizionalmente più forti: Franco Giustinelli, per il Pci-Pds, e Renzo Nicolini per la Dc.
Ai nastri di partenza, tra altre liste civiche, ce n’era una la quale puntava sulla candidatura di Gian Franco Ciaurro: ex ministro, ex assessore comunale tecnico a Roma, ex segretario generale della Camera dei Deputati. Nativo di Terni aveva lasciato la città da adolescente e s’era fatto strada. A maggio del ’93 era stato in corsa per la segreteria del Partito Liberale, il suo partito, su proposta dal segretario uscente del Pli, Valerio Zanone. Poi però gli accordi si raggiunsero sul nome di Costa e Ciaurro si ritirò.
Lo convinsero all’avventura ternana, come candidato di una coalizione che di chiamava Alleanza per Terni e che raccoglieva una serie di istanze che provenivano dalla borghesia cittadina, da ex esponenti del Psi squassato dalla tangentopoli ternana, dal mondo dell’impresa e di chi voleva qualcosa di nuovo per una città che dalla fine della seconda guerra mondiale era stata guidata ininterrottamente da un sindaco comunista, fatta eccezione per l’ultimo periodo, quando primo cittadino – alla guida comunque di una coalizione di sinistra – fu il socialista Mario Todini. Su Alleanza per Terni convergeva anche l’interesse di chi protestava contro la corruzione del sistema dei partiti.
Ciaurro costituì la sorpresa delle elezioni del 1993 in Italia. Franco Giustinelli, il candidato del Pci, ottenne il maggior numero dei consensi, ma al ballottaggio – contro ogni pronostico – ci andò lui, Ciaurro che distanziò di oltre sei punti percentuali Renzo Nicolini della Dc.
Per Giustinelli e Ciaurro si apriva la campagna di ballottaggio (il 20 giugno), il vecchio Psi spariva, nella Dc si apriva una fase turbolenta con scambi di accuse di boicottaggio. Si sarebbe votato il 20 giugno. E anche quel giorno il pronostico fu sovvertito. “Il professore” divenne sindaco di Terni.
Per saperne di più:
W.Patalocco, “I Rossi e il professore-Ciaurro sindaco di Terni”, Tip.Stella, Terni 2002