Due porte chiuse in faccia al Partito democratico. Nello stesso giorno. Terni Valley, l’associazione a lungo corteggiata, ha scelto: accordo fatto con Liberi & Uguali, con Alessandro Gentiletti che di Terni Valley è il presidente, candidato a Palazzo Spada alle elezioni di giugno.In contemporanea si è sentito il colpo secco della chiusura della seconda porta, chiusa da Massimo Piccioni,
colui che sembrava fosse la quadratura del cerchio in un Pd ancora troppo poco deciso nell’opera di rinnovamento che a regola di bazzica dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, dovrebbe essere invece molto profonda e determinata. Piccioni, che s’era riservato un periodo di riflessione prima di rispondere affermativamente all’invito del Pd, ha sciolto la riserva, ma la sua risposta è stato un no preciso e deciso. In una lettera spiega i motivi, e le sue parole sono altrettante accuse, nemmeno tanto velate: il rinnovamento non c’è stato e non ci sarà, a quanto sembra. Il metodo rimane lo stesso. L’apertura alla città langue.
Al Pd in sostanza sono le porte chiuse a farla da padrone. In più a far decidere Piccioni è stata l’impossibilità di far conto su un centrosinistra unito e compatto, unico modo – d’altra parte – per far fronte ad una situazione molto, ma molto delicata.
La vicenda Piccioni ricalca in modi e contenuti quella che porta il nome di Alessandro Pardini il quale viste che erano inesistenti le volontà di cambiare uomini e metodi, ha sbattuto la porta a tempo debito. Eccola la tanto sbandierata apertura alla società di cui ci si è riempiti la bocca e restata solo un’enunciazione teorica ed un “brucia-candidati”.
Il problema è che insieme bruciano anche molte delle aspettative della città. E con essa rischia di buciare anche questo Pd.