Re Umberto di Savoia lascio il letto prima dell’alba quella mattina del 12 luglio 1887. Il treno speciale che doveva condurlo a Terni per una visita-lampo alle acciaierie partì da Roma alle 4 e 10.
La levataccia, però, non fu solo per lui, ma anche per tutte le autorità locali che andarono alla stazione ad aspettarlo, per non parlare di Vincenzo Stefano Breda, numero Uno della Saffat che fece il viaggio con lui. Quando l’augusto piede si poggiò sul marciapiede della stazione di Terni erano le 6 e 10. Con lui, oltre a Breda – riferiva puntuale l’agenzia Stefani – viaggiarono i ministri Crispi, Saracco e Bertolè Viale. Subito il corteo di auto partì per raggiungere piazza Vittorio Emanuele II ed il municipio. E qui, nonostante l’ora, il re fu addirittura “entusiasticamente ricevuto dalla numerosissima popolazione”. Dopo le presentazioni ufficiali, Umberto andò alle acciaierie
“Il re visitò minutamente la fonderia dei tubi e l’acciaieria – ancora il dispaccio della Stefani –ed esternò al Breda la massima sua soddisfazione e compiacenza per il grandioso impianto delle officine e per l’impulso dato all’industria siderurgica”.
Il re visitò, ovviamente, i nuovi forni elettrici Martin-Siemens, “dove il ferro diventa acciaio”. L’agenzia di stampa riferiva in proposito un aneddoto: “Qui incuriosito si avvicinò ad un operaio dicendogli: ‘E che cosa di deve fare ora?’, ‘Ora bisogna scostarsi . rispose l’operaio – perché c’è pericolo di spruzzi, visto che devo aprire le valvole’. Allora il re si avvicinò ad apri lui la valvola. ‘Eh, il pericolo c’è per tutti e due!'”. Ed infatti: “Aperta la valvola susseguì uno spruzzo tutto all’intorno. Il Re si ritirò ridendo. Non ebbe alcun danno”. E conclude l’agenzia: “Dopo la refezione alla palazzina della società degli altiforni, il vescovo accompagnato dai canonici si recò ad ossequiare il re. Poscia il re visitò la Fabbrica d’armi e la cascata delle Marmore”.
La giornata per lui finì alle 5 del pomeriggio quando salì sul treno. Subito dopo cominciavano invece i guai⇒ per il vescovo di Terni. “Ma che fa? – sbottarono in Vaticano – va ad ossequiare un usurpatore?”.
Un operaio in brodo di giuggiole ed un vescovo preoccupato.
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