Assisi, il Governo non vuole pellegrini

L’anno era il 1873, il periodo quello della Pasqua. Il problema, invece, era che volendo il nuovo stato unitario conservare   un marcato tratto anticlericale, a volte si prendevano provvedimenti che sorprendevano alcuni, scandalizzavano altri, limitavano in un certo qual senso la libertà. Come accadde, in quel periodo, per i pellegrini che decidevano di andare al santuario di Assisi o a quello della Madonna di Loreto.

Le misure contro i clericali erano più decise in quello che era stato fino a pochi anni prima lo stato pontificio e quindi Umbria e Marche erano oggetto di particolare attenzione da questo punto di vista. In varie occasioni i giornali dell’epoca avevano riferito di gruppi di pellegrini sui quali si erano concentrate attenzioni fuori misura da parte degli organismi statali. Come quando, ad esempio, a Terni furono bloccati sessanta pellegrini che, arrivati da Loreto, erano in attesa di salire sul treno per Foligno e Assisi. Fermati da agenti di pubblica sicurezza, furono invitati a salire sul treno, sì, ma quello che li avrebbe condotti a Frosinone da dove provenivano. Anche a Rieti erano avvenuti fatti simili ed erano state bloccate ed invitate a fare marcia indietro varie comitive di pellegrini provenienti da ogni parte del meridione.

Sarà, ma la maggiore fermezza era quella messa in atto dalla Provincia di Perugia che, come noto, comprendeva anche Terni e Rieti, ma pure la meta più frequentata dai pellegrini, Assisi.

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Giovanni Lanza

Del fenomeno si occuparono a più riprese i quotidiani romani, perché molto spesso proprio ai romani, a Terni, era stato bloccato il passaggio. Roma, sede del Papato, ma anche – da poco – del parlamento italiano. Che alla fine, tenuto conto anche del disappunto più volte manifestato dai clericali umbri, si occupò della questione proprio nel periodo pasquale. Vari parlamentari avevano chiesto in diverse occasioni lumi sulle intenzioni del Governo, che alla fine in aula le specificò. Giovanni Lanza, capo del governo e ministro dell’interno, spiegò che non era nelle sue intenzioni vietare i pellegrinaggi, ma che comunque si sarebbe seguito con una certa attenzione “quale avviamento” prendesse quella che era definita dallo stesso Lanza, “una manifestazione cattolica”. Si spiegava che di sarebbe deciso caso per caso. Se “questo pellegrinaggio” . si specificò – trascendesse i termini di legge, se mettesse a repentaglio la pubblica tranquillità, la pubblica autorità sarebbe intervenuta opponendosi all’effettuazione del pellegrinaggio. In caso diverso la manifestazione “sarà rispettata ed anzi tutelata contro chiunque volesse opporvisi”.

Probabilmente il Prefetto di Perugia aveva interpretato in maniera troppo rigida queste direttive.

In sostanza la preoccupazione del governo era, comunque,  che i pellegrinaggi diventassero manifestazioni politiche contro lo stato italiano ed in favore dei clericali.

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