Filippo Micheli e l’impegno per la Terni

25 novembre 1995
Dai licenziamenti massicci conseguenti al passaggio da un economia di guerra ad un’economia di pace fino alla privatizzazione: se c’era uno che delle questioni della “Terni” si era sempre occupato era certamente lui, Filippo Micheli, democristiano, parlamentare dal 1948 al 1994, scomparso 21 anni fa, il 25 novembre 1995 all’età di 84 anni.
Aveva da poco concluso il suo lungo impegno parlamentare il 19 maggio 1994, quando Il Sole-24h pubblicava una lunga intervista in cui Micheli era chiamato a commentare e valutare la decisione che lo Stato italiano stava assumendo di vendere a privati le acciaierie di Terni. Era una decisione che molti salutavano con favore e un speranza, ma lui che tante ne aveva vissute, non era affatto entusiasta.

micheli
Filippo Micheli

Quella cessione non la vedeva di buon occhio, in ciò differenziandosi dalle istituzioni umbre le quali ci avevano in qualche modo fatto la bocca. “Non vendiamo tutto il pacchetto azionario, teniamoci almeno la metà – disse – perché poi quando ci saranno questioni “dure”, non servirà a niente fare le spedizioni a Roma; non serviranno le proteste contro il governo”.
Micheli di spedizioni a Roma insieme ai lavoratori e agli altri deputati umbri ne aveva fatte per sostenere i diritti degli operai. Senza proccuparsi troppo del fatto che era comunque un parlamentare della Democrazia Cristiana, il partito che in quegli anni era l’ossatura dei tanti Governi che si susseguivano, restando in carica, a volte, poche settimane.
Filippo Micheli aveva fatto parte di quei governi per dieci volte, sottosegretario di Stato all’Industria e Commercio e per un periodo alle Finanze.
Comincio a doversi occupare delle questioni della acciaierie da subito, da quando fu eletto per la prima volta nel 1948, deputato nella prima legislatura repubblicana. Perché proprio nel 1948 cominciavano per Terni i dolori dei licenziamenti, prima annunciati, poi tamponati ed infine diventati inevitabili a partire dal 1949.
Nel primo dei 186 interventi alla Camera proprio di questo si occupò. Chiedendo al governo De Gasperi maggiore impegno nell’affrontare i problemi della società Terni: “Il problema della trasformazione degli stabilimento dell’acciaieria non è stato ancora affrontato con quell’energia che si richiedeva”, esordì. Micheli denunciò la condotta politica della dirigenza “Terni” che privilegiava la produzione di energia elettrica, quella che assicurava forti utili, non impegnandosi per l’ammodernamento degli impianti delle acciaierie, e usando procedure spicciole e irrispettose delle esigenze delle popolazioni nelle zone in cui aveva recentemente realizzato o stava realizzando nuovi invasi, dal bacino del Salto fino a quello del Vomano. Anche di quelle zone era deputato Micheli, il quale era eletto nella circoscrizione umbro-sabina. Il Governo – sostenne nel suo intervento alla Camera – non può non intervenire per una correzione di rotta. Pensare a una Terni solo elettrica sarebbe costato caro alle economie in cui tutte le atività della “Terni” erano insediati: dalle acciaierie alla chimica, dalle miniere alle cementerie. Che l’intuizione fosse lungimirante lo dimostrarono i fatti, quando alla “Terni” gli impianti elettrici furono sottratti con la nazionalizzione dell’energia elettrica.

®Riproduzione riservata


Nella foto: Ha resistito fino al terremoto 
dell'agosto 2016 la scritta elettorale 
per Micheli e lo scudo crociato su un muro di Amatrice

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