Avendita, la guerra e i “Piccoli martiri”

“Siamo in centoquaranta a abitare qui. Che facciamo? Chi ce l’ha e chi ce la fa tira avanti la campagna. Gli altri…”. A Avendita la “fabbrica” più grossa, quella che assicura lo stipendio ai più, è l’Inps. Dalla strada che collega Norcia e Cascia tagliando in due l’altopiano, Avendita pare un bel paesino: case rimesse a posto, un campanile che svetta. Ti aspetti qualcosina in più di quello che trovi quando vi arrivi, se non altro perché questa frazione di Cascia dà il nome all’altopiano, che è appunto l’ “Altopiano di Avendita”.
Una piazzetta rifatta da poco, con un bel lastricato.


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Avendita e i danni del terremoto 2016- Vedi foto

Al centro c’è il “pozzo della comunità”. Anch’esso restaurato. E chiuso: uno può saltarci dentro, e appoggiarsi coi gomiti al parapetto per dare, con calma, un’occhiata al panorama: campi coltivati, bosco. Tutto verde dal quale spunta in lontananza un campanile,quello della chiesa di Aliena. Sulla piazza si affacciano un paio di palazzi “gentilizi”: niente di esagerato, intendiamoci, ma si tratta di costruzioni che meritano un minimo di rispetto. La chiesa, la scuola, il monumento ai caduti. Due case con giardino, recintate, col cancello chiuso. Saranno abitate tutto l’anno o solo d’estate? Deserto assoluto. Non un rumore, non una voce. Solo in lontanza, il rombo del motore di una motosega.
C’è un vicolo con un negozietto: all’ingresso la tenda a strisce colorate di plastica e per insegna la “T” dello spaccio delle sigarette. E’ pure bar, generi alimentari e se ti serve una pila per la radiolina ce l’hanno. Lì davanti, un signore distinto. A fine aprile, col meteo che fa le bizze, è vestito pesante, con una giacca di montone di quelle che andavano molto di moda negli anni Settanta del secolo scorso. E’ lui che fornisce qualche

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informazione: “Com’è la storia di questi cinque martiri?”. Su quella piazza di pochi metri quadrati una lapide ne ricorda il sacrificio, vittime innocenti della guerra. A loro è intitolata la scuola elementare, dipinta di giallo, in cima ad una scala che porta al secondo piano del fabbricato che, attaccato alla chiesa, ospita anche la canonica. “Erano cinque ragazzini – spiega l’uomo del montone – stavano giocando quando trovarono un ordigno…”. La guerra: “Sa, qui c’erano i tedeschi; l’hanno lasciate loro un po’ di bombe in giro quando se ne sono andati alla svelta”. L’estate? “Eh, qualcuno viene a passare qui qualche giorno: torna nella casa dei nonni, ma non è che ci sia da scialare”. E quei palazzi sulla piazza? “Ma niente d speciale. Uno era di…” e fa un cognome mai sentito e subito dimenticato, che secondo lui appartenere ad un personaggio molto noto a Cascia. “Sa’ era uno che c’aveva un po’ de sordi”.
Avendita comunque vanta una lunga storia. Qui sorgeva una costruzione romana, poco lontano fu ritrovata una necropoli. La chiesa sulla piazza è dedicata a San Procolo, che fu vescovo di Terni, un eremita che veniva dalla Siria. Le guide turistiche scrivono che dentro ci sono alcune tele, qualche fregio ed opere lignee di un certo valore. Di grande bellezza dicono che sia l’organo del millecinquecento decorato con “grottesche” e strumenti musicali, il quale ha incisa sugli sportelli un’Annunciazione. Ma bisogna fare a fidarsi. La porta della chiesa è chiusa e la chiave chissà chi ce l’ha? Quel tempio dedicato a San Procolo fu elevato a livello di pieve, segno che aveva una certa importanza.
Qua e là c’è, sempre in piazza, qualche testimonianza d’epoca romana, come la pietra scolpita usata per fare una fontanella. A fianco alla chiesa che risale al XIV secolo, il monumento ai caduti: alle lapidi che ricordano i soldati morti nella prima e seconda guerra mondiale ce n’è una terza coi nomi dei cinque “Piccoli martiri caduti tragicamente il 6 maggio 1944”.
La guerra, d’altra pare, ad Avendita non è stata un episodio secondario, se non altro perché proprio nella zona, nel vicino abitato di Aliena, s’era rifugiato il comando territoriale di Cascia della brigata Partigiana Gramsci, dopo che i tedeschi avevano messo Cascia in stato d’assedio. Aliena fu oggetto di un attacco consistente da parte dell’esercito del Reich ed in quell’occasione Avendita fu occupata e presidiata da quei soldati della Werhmacht che, al momento della ritirata, abbandonarono sul posto anche quella bomba fatale ai cinque ragazzini.

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