
Il 9 maggio 1965 I giornali italiani driportarono una notizia importante nelle pagine dell’economia: la sera prima, l’8 maggio, l’assemblea straordinaria della Finsider aveva approvato l’inglobamento della “Terni Società per l’Industria e l’elettricità”. Una misura necessaria, si spiegava, visto che ormai, avvenuta la nazionalizzazione della produzione di energia elettrica, la Terni aveva perso il suo settore produttivo di maggiore peso economico.
Allo scorporo del settore della produzione di energia si aggiunseo quelli della cjhimica e delle cementerie. Si ritenne perciò necessario procedere ad una razionalizzazione della “Terni” prendendo atto che sul piano operativo ormai essa non era altro che una società siderurgica.
Insieme alla Terni Finsider inglobò anche Finelettrica, società che possedeva una parte del capitale azionario della società ternana.
Nasceva così una nuova società la “Terni industrie siderurgiche spa” cui fu conferito il complesso degli stabilimenti siderurgici di Terni, oltre alle quote azionarie possedute dalla vecchia società nella Terninoss e le partecipazioni in altre società, le proprietà immobiliari che essa deteneva a Terni, Roma, Milano e, in misura minore, in altre località. Il capitale sociale diventava di 22 miliardi e 166 milioni di lire, diviso in oltre ottantotto milioni di azioni da 250 lire ciascuna.
Da quel 9 maggio 1965 la “Terni” tornava ad occuparsi solo di acciaio.
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