Terni, il ritardo dei soldati piemontesi

La lapide campeggia su quella che, secondo il progettista del restauro e consolidamento compiuti nella seconda metà dell’Ottocento, doveva essere una delle porte principali di accesso al fabbricato che oggi, a Terni, ospita la biblioteca comunale. Una lapide

di quelle che si dedicano a un fatto o un personaggio che hanno lasciato il segno: abbondanza di fregi marmorei, stemmi, fronde e palme; un fondo di marmo striato d’azzurro, una scritta corposa nel carattere, nel numero di righe, nel contenuto.

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Ex Sala XX Settembre, l’ingresso

L’episodio cui è dedicata è la sollevazione ternana contro il papa-re, la cacciata delle truppe pontificie da Terni che ormai stava aspettando i soldati di Vittorio Emanuele II. Il passaggio della città, che per secoli subì l’influenza e il governo dello stato della Chiesa, al nuovo Regno d’Italia. La data riportata è quella del 20 settembre 1860.
L’architetto Benedetto Faustini e gli altri che collaborarono al rifacimento del palazzo, assegnarono un ruolo prestigioso a quella porta. Essa introduceva in una sala che è rimasta una delle poche testimonianze dell’originale palazzo del Podestà. Questo il nome (e la funzione) che ebbe quando alla fine del XIII secolo il Comune lo costruì dopo aver acquistato e accorpato alcuni fabbricati che s’affacciavano sulla Platea Columnarum, la piazza centrale di Terni: lì era l’incrocio tra il cardo e il decumano della città Romana; lì s’erano alzate le colonne in onore di Federico Barbarossa, l’imperatore cui fu tributata grande accoglienza; lì s’eresse la colonna presso cui si raccoglieva il frumento; e sempre lì, su quella piazza, hanno avuto luogo per secoli le adunanze cittadine più importanti, l’ultima delle quali, in ordine di tempo, è stata la manifestazione di protesta generale contro il ridimensionamento delle acciaierie del dicembre 2014.
Il Palazzo del podestà, quindi, sede e simbolo del potere che, diventò il “Palazzo Apostolico”, visto che per secoli il potere cui Terni doveva rispondere, fu lo Stato Pontificio. Nei sotterranei di quel Palazzo, alla metà dell’800, aveva sede il carcere, con qualche propaggine che – si narra – si spingeva sotto la piazza e nei sotterranei della vecchia, grande chiesa di San Giovanni Decollato che sorgeva dalla parte opposta.
Quando l’esercito del papa-re finì in rotta, fu proprio la sala al piano terreno cui si accedeva attraverso quella porta, il luogo di riunione degli irredentisti ternani, che si organizzarono – lo racconta la lapide – per andare incontro all’esercito piemontese che stava entrando a Terni.

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Il cippo di San Carlo

Tutto ciò avveniva, secondo la lapide, il XX settembre. Data scelta, forse, anni appresso, quando nel cinquantenario del plebiscito con cui l’Umbria divenne parte del Regno d‘Italia, essa fu posta, ovviamente con solenne cerimonia. Sulla data, però, c’è un dubbio da sollevare. Perché ce n’è un’altra di scritta sulla pietra che rievoca l’episodio secondo cui i ternani entusiasti, riuniti in piazza, mossero in colonna per andare ad accogliere l’esercito piemontese. Era ancora in corso la battaglia di Castelfidardo, ma i soldati di Vittorio Emanuele II, liberata Spoleto, stavano marciando attraverso il passo della Somma alla volta di Terni. L’incontro avvenne a San Carlo, una frazione lungo la strada che da Terni porta verso Spoleto, e proprio lì, c’è oggi un cippo di marmo su cui è incisa la cronaca dell’accaduto. Naturalmente, c’è pure la data in cui esso si verificò: 18 settembre 1860, ossia due giorni prima rispetto a quella riportata nella lapide del palazzo nel centro di Terni. Ma come è possibile questa differenza tra le due date? “Il cippo di San Carlo fu inaugurato il 18 settembre 1960, perchè gli studiosi del tempo stabilirono che i piemontesi arrivarono a Terni il 18 settembre 1860 – spiega Andrea Giardi,studioso di storia locale – La verità è che quel giorno le autorità pontificie Governatore e consiglio comunale pontificio si dimisero. Il 20 settembre arrivarono a Terni da Rieti una quarantina di volontari che diedero man forte ai pochi liberali ternani e insieme liberarono dal carcere pontificio situato nei locali dell’attuale Bct, i patrioti detenuti . Ecco il significato di quella lapide collocata nel ristrutturato edificio su disegno dell’architetto Benedetto Faustini nel 1878, per ricordare che da lì essi uscirono “al sole della libertà”. I piemontesi arrivarono a Terni il 21 settembre e posero il campo tra porta Romana e la Passeggiata a difesa della via Flaminia. Praticamente il 20 settembre la città era già libera e il successivo 20 settembre 1870 fu associato come data, altrimenti anche nei documenti d’archivio, i rappresentanti della monarchia sabauda a Terni, avrebbero festeggiato la data del 21 settembre”.
Ecco il motivo della confusione di date, cui contribuiscono testi che spesso nelle lapidi sono piuttoto contorti. Questione di secondaria importanza, comunque. Perché per l’animo dei ternani ciò che contò e che ha continuato a contare per decenni è stato il significato di quegli avvenimenti. Per cui la data del XX Settembre è sempre stata considerata “buona”, anche se c’è chi la confonde col XX Settembre di dieci anni dopo, il 1870, quando a capitolare non fu Terni ma Roma. E tanto ha contato quell’episodio simbolo dello spirito rivoluzionario e del desiderio di libertà dei ternani che affinché nessuno lo dimenticasse, a suo tempo, dietro quella porta si apriva la “Sala XX Settembre”, luogo di riunione pubblica, di manifestazioni culturali, di dibattiti, conferenze.
Oggi quella porta è stata retrocessa ad uscita di sicurezza, nascosta da un’edicola di giornali. Il soffitto della sala, con le sue losanghe di pietra sponga, continua a ricordare la vetustà e l’austerità del luogo. Ma la “Sala XX Settembre”, oggi si chiama Caffè Letterario. Con tanti saluti a simboli e storia cittadina.

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