Narni: “scaricato”, ammazza il rivale a bastonate

Il 20 gennaio 1905
alla mattina poco dopo l’alba, due donne che erano in cerca di gramigna, trovarono non lontano dal corso del Nera, nella zona tra il fiume e la frazione narnese di Ponte San Lorenzo, il corpo di un uomo avvolto in un mantello. La testa fracassata a bastonate. L’avevano ammazzato quella notte. Loro lo conoscevano bene: era Sabatino, un contadino loro vicino di casa, il fidanzato di Augusta.
Augusta non era una gran bellezza ed aveva già 35 anni. Lavorava nei campi, giù “li piani”, come chiamavano quella vasta, fertile pianura tra Narni, Collescipoli e il Nera. Sabatino, pure lui contadino, se n’era innamorato e lei gli disse di sì.
E adesso qualcuno aveva ammazzato Sabatino. Perché? I carabinieri, per prima cosa sentirono cosa aveva da raccontare Augusta. Poi parlarono coi contadini del posto. Le lingue si sciolsero, e riferirono dell’amore intercorso tra Augusta ed un altro uomo, un certo Salvatore. Ma poi era arrivato Sabatino e Augusta, a Salvatore, dette il benservito. Ma Salvatore non si dava pace, Se la prendeva con Sabatino il quale raccontò ai compagni di lavoro di essere stato più volte minacciato.
A casa i carabinieri Salvatore non ce lo trovarono. C’era solo suo fratello, un ragazzino di 13 anni. Che, terrorizzato dalle divise, vuotò subito il sacco e raccontò per filo e per segno quel che era accaduto la notte prima.
«Salvatore m’ha svegliato a notte fonda. Aveva la barella che usiamo per portare il letame nei campi. Vieni, m’ordinò». «Appena traversata la Flaminia, sotto la ripa, c’era un uomo, morto – proseguì il ragazzino – Era coperto col mantello. Ecco, mi disse mio fratello, l’ho ucciso. Adesso tu m’aiuti e lo buttiamo nel Nera. Avevo paura, ero stanco. A un certo punto sono caduto e non ce l’ho fatta a proseguire. Salvatore cominciò a bestemmiare, a insultarmi. Poi cercò si trasportare da solo il cadavere, ma era troppo pesante. Allora l’ha lasciato lì. Siamo tornati a casa. Se parli fai la fine sua, mi disse a brutto muso. E mi ordinò di lavargli la camicia e i pantaloni che erano sporchi di sangue».
Fu sibito tutto chiaro. Salvatore fu rintracciato e portato in carcere. Ad aggredire il rivale – si stabilì – ci pensava da tempo. Una sera lo trovarono acquattato dietro la siepe vicino casa di Augusta; un’altra aveva pedinato Sabatino fino a casa. L’accusa, gli spiegarono, era omicidio premeditato, ma Salvatore, coriaceo, non fece una piega.

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