Il 27 dicembre 1909
una delegazione di cinesi fu in visita ufficiale a Terni. Era stata inviata in Europa dall’imperatore della Cina col compito di esaminare la produzione di navi da guerra, per mettere in pratica il programma di potenziamento della marina cinese che allora era composta di sole quattro corazzate con l’aggiunta di qualche silurante.Ben altri mezzi, più numerosi e più potenti, quelli a disposizione della marina giapponese che spadroneggiava sui mari dell’estremo oriente.

La delegazione, per avere un quadro completo delle opportunità, visitò stabilimenti e cantieri navali in Inghilterra ed in Francia, quindi fu la volta dell’Italia, dove i rappresentanti della Cina furono a Terni, La Spezia, Venezia, Pola e Trieste per poi recarsi in Germania, ultima tappa del loro viaggio “di studio”.
Ovvio che l’accoglienza alla delegazione, guidata dal principe Tsai Chun (secondo alcuni cronisti dell’epoca zio dell’imperatore, secondo altri fratello) fosse di quelle speciali. Non solo per il lignaggio dei visitatori, ma soprattutto perché c’era la possibilità di “spuntare” commesse consistenti.
Quel 27 dicembre 1909, a Terni i cinesi arrivarono dopo mezzogiorno, in treno da Roma dove alloggiavano all’Hotel Excelsior. A ritardare la partenza dalla capitale, oltre alla sequela di convenevoli, c’era stato un piccolo incidente avvenuto in stazione, quando un tubo per il trasporto di vapore scoppiò con gran fragore. Si temette un attentato.
Giunti, qwuindi bene o male, alla stazione di Terni, i cinesi, in carrozza ed accompagnati dal commendator Orlando in rappresentanza della “Terni”, dal sindaco, dal prefetto di Perugia, raggiunsero lo stabilimento. Al solito passando tra due ali di folla, probabilmente composta più che altro da curiosi attirati dalle vesti tradizionali e in colori sgargianti indossate dai cinesi.
La visita allo stabilimento cominciò alle 2 del pomeriggio. Il principe Tsai Chun ai forni Martins assistette, con grande stupore ed ammirazione, ad una colata di 25 tonnellate di acciaio ed alla successiva laminazione di un lingotto dello stesso tonnellaggio. Quindi tutti si trasferirono nel capannone del grande maglio, mentre veniva utilizzato per la costruzione di un cannone da 25 pollici. Poi, stanco decise di ritirarsi accompagnato dal commendator Orlando. La visita proseguì per tutti gli altri componenti della delegazione cinese che passarono praticamente in tuti reparti restando sorpresi ed ammirati dai macchinari, dalla precisione e quntità delle lavorazioni. Alle 17 e 30 il congedo, dopo un abanchetto al capannone delle presse con una trentina di convitati, tra cui – ovviamente – tutte le autorità.
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