Terni giacobina
Il 27 novembre 1798
a Campomicciolo, alle porte di Terni, si scontrarono le truppe guidate dal generale Louis Lemoine, inviate dalla Francia per sostenere la Repubblica Romana, e quelle del contingente inviato dal Regno di Napoli con lo scopo di restaurare l’autorità papale, comandate dal colonnello Sanfilippo. La colonna napoletana, composta da oltre 4.000 soldati e dotata di cannoni, proveniva da Rieti che aveva facilmente occupata, con l’obiettivo di strappare Terni al controllo francese, contando sulla scarsità di equipaggiamento e sull’irrisoria forza numerica della guarnigione locale. Questa era in effetti formata da 1.500 uomini, ma potette contare sull’aiuto della brigata del generale Simon Dufresse.
I rinfori francesi arrivarono a Terni poche ore prima che i napoletani muovessero da Papigno, che li aveva accolti con grande favore quali difensori dell’autorità pontificia.
Il comandante francese, senza aspettare l’attacco a Terni tentò una sortita ed affrontò i soldati nemici mentre erano in marcia.
Un’ora e mezza durò il combattimento, fino a quando cioè la colonna napoletana fu costretta a ritirarsi lasciando in mano ai francesi carri di vettovaglie e munizioni e tutta l’artiglieria. Quattrocento furono i napoletani presi prigionieri e tra di essi lo stesso colonnello Sanfilippo.
Al rientro a Terni i soldati francesi furono accolti con entusiasmo dai ternani, soprattutto in segno di gratitudine per aver affrontato la battaglia fuori delle mura cittadine.
Quello nella battaglia di Campomicciolo fu uno dei maggiori successi militari per la Repubblica Romana che però ebbe vita breve. Per ciò che riguarda Terni va detto che la sua esperienza giacobina fini qualche mese dopo, il 14 agosto 1799, quando in città arrivarono le truppe austro-russe del generale Gerlanitz.