Il 4 novembre 1886
a Terni arrivò in visita ufficiale il presidente de consiglio dei ministri, Agostino Depretis. Era una visita “all’arsenale” ternano, così come recitava la nota ufficiale che aveva annunciato l’avvenimento,
cui sarebbe seguita in dicembre – si aggiungeva – quella del re. Un visita lampo, iniziata poco dopo le 10 del mattino, terminata prima delle undici. Nemmeno un’ora. Poi la puntatina di rito alla cascata delle Marmore e quindi “una splendida refezione” offerta dalla Società Veneta, come si sa, azionista di riferimento- come si direbbe oggi – della Saffat. Insieme a Depretis, col quale aveva viaggiato in treno da Roma, era il direttore generale della Saffat, Vincenzo Stefano Breda, di cui si diceva che quanto prima sarebbe stato nominato senatore per l’impulso dato all’industria siderurgica nazionale, cosa che in effetti si verificò pur se solo quattro anni dopo.
D’altra parte quelli erano gli anni del crescere degli appetiti coloniali a causa dei quali l’Italia era già “ingaggiata” in Libia e nell’Africa Orientale e che rispondevano all’aspirazione di affermarsi del regno sabaudo tra le potenze mondiali. Anche per motivo questo era nata un’industria come la Terni, che rafforzò, in ogni modo, un sistema industriale in espansione cui il mercato nazionale andava ormai sempre più stretto.
La visita ternana di Agostino Depretis non fu salutata dai cittadini con acclamazioni, ma con una dignitosa indifferenza. In special modo da parte degli operai che si limitarono ad accogliere Depretis con educazione, togliendosi il capello in segno di saluto e rispetto per la carica, ma niente di più. Stava affermandosi, come avevano dimostrato le elezioni del maggio 1886, il movimento socialista.
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