
Vittorio Emanuele III era mattiniero, e poi l’afa di quel 17 luglio 1923 consigliava di trovarsi a Terni di buonora, meglio fare le cose col fresco mattutino. E così alle 8,30 in punto scese dal treno che da Roma lo portò a Terni in visita ufficiale. Le cronache
della giornata sottolinearono le “calorose dimostrazioni di entusiasmo lungo il percorso dalla stazione a piazza Tacito”. Il re fece lì la prima tappa per la cerimonia della posa della prima pietra del monumento ai caduti, quello che qualche anno dopo lasciò spazio alla fontana e fu “trasferito” ai giardini pubblici della Passeggiata. Da una prima pietra all’altra: da piazza Tacito a Piazza Vittorio Emanuele (II, non lui) per la prima pietra del palazzo delle Poste che prendeva da subito il posto della chiesa di san Giovanni Decollato, per parte sua già trasferita, ma a pezzi, dentro i giardini della Passeggiata. “Entusiasticamente applaudito” il re, “a piedi” si recò in Municipio: due passi per trasversare la piazza, in sostanza. Qui incontrò vari sindaci della Provincia, ovviamente di Perugia, dato che quella di Terni non c’era ancora. Quindi via “tra due ali di popolo che rinnovava entusiastiche dimostrazioni”.
Vittorio Emanuele III è andato a visitare la fabbrica d’Armi “soffermandosi specialmente al reparto dei fucili”. Gli hanno spiegato come funzionava “un moschetto di nuova invenzione”. Poi all’uscita della fabbrica… sorpresa: “gli operai, radunatisi, hanno fatto al sovrano una imponetente dimostrazione”. Ormai col fiatone il re è poi andato alle acciaierie dove si è trattenuto la bellezza di un’ora visitando vari reparti. Manco a dirlo: “Appena il Re è entrato nelle acciaierie gli operai lo hanno accolto con grandi evviva e le manifestazioni si sono rinnovate in tuti i reparti”. Non solo: “gli impianti erano in piena efficienza, ma gli operai, ai quali era consentito di allontanarsi per qualche momento dalle loro macchine, si avvicinavano al re acclamandolo”. E “Pippetto”? “Visibilmente commosso da da così spontanee e calde manifestazioni, salutava con la mano e sorridendo”. Mica niente! Rapida visita ai reparti, quindi in macchina e di corsa, raggiunse gli stabilimenti di Papigno, ma all’uscita dalle acciaierie dovette perdere qualche istante per un’altra, spontanea manifestazione calorosa e commovente. A Papigno “ha assistitio ad alcune colate di carburo” poi è ripartito: visita alla centrale, alla Cascata e poi in auto, verso la stazione. Inutile dirlo, ma ovviamente “la partenza del sovrano ha dato lugo a una nuova calorosa manifestazione di popolo”, il quale popolo probabilmente festeggiava di poter finalmente fare quello che gli pareva. Altro che battimani!
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Foto tratte dal libro “La Terni posa- Immagini dall’archivio storico della Società 1907-1965”. A cura di Paolo Pellegrini e Valeria Sabbatucci, Edito a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni