
Il primo luglio 1797 Papa Pio VI autorizzava la costituzione della Zecca di Terni. L’iniziativa era stata del Marchese Marcello Sciamanna e del cavaliere Paolo Gazzoli. Sciamanna gestiva già, in affitto la Ferriera di Terni e le miniere di Monteleone di Spoleto, su concessione dello stato Pontificio che ne era il proprietario. Nell’autorizzare la zecca ternana, il papa stabilì la chiusura di numerose altre piccole zecche che, nel territorio del Papato, battevano moneta. Paolo Gazzoli entrò in società con Sciamanna, ma solo in relazione all’attività della zecca. Motivo non secondario fu che la famiglia dei Gazzoli intratteneva strettissimi e cordiali rapporti col papa.
La zecca ternana coniò monete di rame da 5 baiocchi, dette “Madonnina”, e le “Murajole ”le quali avevano diversi valori facciali: di otto, sei e quattro baiocchi. La zecca di Terni, che aveva sede della Ferriera Pontificia (oggi ex Siri e sede di un ipermercato) restò aperta solo pochi mesi, per cui le monete da essa coniate sono considerate rarità numismatiche.
Sul cfinire di quello stesso anno 1797, ai registrò un aumento del costo del rame e dell’argento, cosa che provocò la sospensione e successivamente la cessazione di ogni attività di conio.
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Per saperne di più.
Mino Valeri, "La zecca di Terni". Ed. Circolo "Aromatici", Terni 1997; Elia Rossi Passavanti , "Terni nell'età moderna", Roma,